La decisione del Governo Meloni di non porre ostacoli all’attivazione di corsi di laurea in Medicina presso le università telematiche sta generando un acceso dibattito politico e accademico. Secondo Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi Sinistra, questa scelta potrebbe compromettere la qualità della formazione medica in Italia, trasformando l’istruzione superiore in un mercato di titoli a pagamento.
La parlamentare ha sollevato la questione ieri sera in Commissione Cultura della Camera dei Deputati, denunciando come la maggioranza abbia bocciato tutti gli emendamenti proposti dalla sua coalizione per escludere le università telematiche dall’offerta formativa di Medicina e Chirurgia. “Il percorso delineato dal Governo per modificare le modalità di accesso alle facoltà di Medicina è talmente confuso da sembrare studiato per creare problemi anziché offrire soluzioni,” ha dichiarato Piccolotti.
Cosa Cambierà per l’Accesso a Medicina?
Con la rimozione del test di accesso, si prevede un aumento esponenziale delle iscrizioni, mettendo sotto pressione le università pubbliche, già afflitte dalla mancanza di fondi adeguati. Il timore è che questa situazione possa essere utilizzata come giustificazione per legittimare la proliferazione di corsi di laurea in Medicina erogati da atenei telematici.
Dubbi sulla Qualità della Formazione Telematica
Le preoccupazioni di Piccolotti non si fermano solo alla sostenibilità del sistema universitario. Negli ultimi anni, diverse inchieste giudiziarie hanno rivelato criticità nella gestione degli atenei online, con esami facilitati e percorsi di studio poco rigorosi. “Siamo davvero pronti a farci curare da medici formati in queste condizioni?” ha chiesto provocatoriamente la deputata.
Università Pubbliche e Lobby Private: un Conflitto di Interesse?
Secondo Piccolotti, dietro questa apertura alle università telematiche si celerebbe una forte attività di lobbying da parte di proprietari e investitori di questi istituti privati. La sua denuncia si unisce alle preoccupazioni di molti docenti e professionisti del settore, convinti che la formazione medica debba rimanere un ambito riservato alle università tradizionali, dove la pratica clinica e la didattica in presenza sono elementi imprescindibili per garantire la preparazione adeguata dei futuri medici.
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