Il nuovo anno non ha portato con sé la tanto attesa notizia della liberazione di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata il 19 dicembre a Teheran con l’accusa di aver violato la legge islamica. Detenuta in isolamento nel carcere di Evin, Sala è diventata un caso internazionale, con il Dipartimento di Stato americano che ha chiesto il suo “rilascio immediato e incondizionato”.
La vicenda di Cecilia Sala è intrecciata con l’arresto, avvenuto tre giorni prima in Italia, di un ingegnere iraniano accusato di traffico di droni. Questo collegamento fa ipotizzare che l’obiettivo delle autorità iraniane sia quello di uno scambio di prigionieri.
In queste ore, il governo italiano sta lavorando intensamente per ottenere il rilascio della giornalista. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, la premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio si sono attivati con atti formali per chiedere “garanzie totali sulle reali condizioni di detenzione di Cecilia Sala” e la sua “liberazione immediata”.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) sottolinea la necessità di una maggiore tutela per i giornalisti e gli operatori media, spesso in pericolo di vita o utilizzati come “leva politica” dai regimi. Il ruolo dell’informazione, infatti, rappresenta l’anticorpo contro le manipolazioni della realtà e la difesa della democrazia.
Il CNDDU esprime solidarietà alla famiglia di Cecilia Sala e si unisce alle voci del mondo civile per chiedere azioni congiunte finalizzate alla liberazione immediata della giornalista italiana. “Sto bene, ma fate presto”, è l’appello lanciato dalla reporter, ormai detenuta da quasi due settimane in Iran.
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