Ho letto qualche giorno fa l’articolo appello di Paolo Giordano sul Corsera.
Tutto giusto, anzi potrei dire tanto giusto che a me sembra quasi ovvio.
Giordano auspica un esame rigorosamente in presenza in palestra con i 6 commissari interni, il presidente esterno e un testimone tutti a distanza di un metro e con mascherina.
Ma Paolo Giordano si renderà conto della situazione del Paese e avrà certamente incrociato i dati della pandemia con il nostro sistema sanitario, soprattutto al Sud.
Sa cosa è accaduto al povero direttore del teatro greco di Siracusa, la città della Ministra, quella che Platone chiamava la più grande e bella città greca?
Allora ,caro Giordano, io alle tue romantiche considerazioni preferirei anteporre e assicurare più prosaicamente la salute della popolazione e preferirei pertanto un esame a distanza, anzi io lo avrei addirittura abolito come hanno fatto altri Stati, persino la Francia dove gli Esami di stati sono cosa seria, risalendo addirittura a Napoleone.
Inutile in tempi normali, l’ esame lo trovo addirittura grottesco in tempo di pandemia.
All’esame di Stato come rito di passaggio poi io non credo più da tempo come alla Befana e a tante altre cose, dalla Notte prima degli esami di Antonello Venditti sono passati molti decenni.
Libero Tassella