Una vicenda che sa di beffa burocratica quella vissuta da un amministrativo (ATA) alle prese con il precariato della scuola italiana. L’assistente amministrativo, che scegliamo di non nominare per rispetto della privacy, ha accettato lo scorso settembre una supplenza breve come assistente amministrativo presso un istituto scolastico, a causa di un periodo di malattia del titolare.
Da lì è iniziata una staffetta di certificati medici che si sono susseguiti di settimana in settimana, prorogando di fatto il contratto della docente. Un totale di due mesi e mezzo trascorsi a svolgere le mansioni dell’amministrativo assente.
Quando quest’ultimo (il titolare) ha poi deciso di dare le dimissioni, la scuola ha indetto una nuova convocazione per sostituirlo definitivamente al 30 giugno. Toccando però ad un altro candidato precedente nelle graduatorie, anziché alla professoressa che di fatto ricopriva già il ruolo.
È lecito questo comportamento da parte dell’istituto scolastico? L’assistente amministrativo aveva diritto di prelazione sul posto che ormai ricopriva da mesi? Abbiamo chiesto delucidazioni in merito ad un legale esperto in diritto scolastico. Stando al decreto legislativo 297 del 94 che norma il reclutamento del personale ATA, in caso di supplenza protratta oltre i 6 mesi si configura un’assunzione a tempo indeterminato.
Pertanto, secondo il nostro legale, l’istituto ha seguito correttamente la normativa che regolamenta gli incarichi e supplenze del personale ATA, anche se per il precario che aveva ricoperto per due mesi e mezzo il posto può suonare come una beffa.
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