Negli ultimi mesi, il dibattito sulla partecipazione ai corsi INDIRE per il riconoscimento del titolo di specializzazione sul sostegno conseguito in uno dei Paesi dell’Unione Europea ha assunto toni accesi, rivelando una disparità di trattamento che rischia di escludere migliaia di docenti italiani. Al centro della controversia si trova il requisito dei 120 giorni stabilito dall’art. 7 del D.L. 71/2024, convertito nella L. 106/2024, che condiziona l’accesso ai corsi a un limite temporale specifico.
Secondo la normativa, solo coloro che, alla data del 1° giugno 2024, hanno un procedimento di riconoscimento del titolo di formazione pendente oltre i termini di legge, o sono coinvolti in un contenzioso giurisdizionale per la mancata conclusione del riconoscimento, possono accedere ai corsi.
Questo limite temporale di 120 giorni solleva, però, gravi profili di illegittimità costituzionale. In primo luogo, esso contrasta con l’art. 3 della Costituzione, che garantisce il principio di eguaglianza, discriminando docenti con titoli identici sulla base della tempistica di presentazione della domanda. Inoltre, la norma si scontra con l’art. 97, che impone il principio del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione. Infine, potrebbe contravvenire all’art. 6 della Direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali nell’Unione Europea.
Molti docenti che hanno completato percorsi di specializzazione in università estere accreditate si trovano ora bloccati da questa soglia temporale irrazionale, che ignora le loro competenze e l’investimento effettuato nel loro percorso formativo.
A tutto ciò si deve aggiungere il ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi previsti dalla legge 106/2024, i quali avrebbero dovuto essere pubblicati entro il 31 agosto 2024, ma ad oggi non sono ancora stati resi disponibili. Questo ritardo ha certamente alimentato le legittime aspettative tra gli specializzati europei che dopo il 1° giugno 2024 hanno, man mano, maturato i 120 giorni, sperando che tale limite potesse essere superato o, quanto meno, adeguato ai tempi di pubblicazione dei decreti stessi.
Richieste al Ministero e Possibile Contenzioso
In risposta a questa ingiustizia, i docenti esclusi stanno chiedendo un intervento immediato da parte del Ministero dell’Istruzione. Le loro richieste includono l’attivazione di un secondo ciclo di corsi INDIRE, una proroga fino al 2026 per la creazione di ulteriori percorsi di formazione e l’eliminazione del limite dei 120 giorni, considerato privo di giustificazione razionale.
Se queste richieste non verranno accolte, i docenti esclusi sono pronti a valutare la partecipazione ai di ricorsi collettivi dinanzi al TAR del Lazio, contestando la norma per violazione dei principi costituzionali, comunitari e amministrativi. Tra le possibili azioni legali, si prevede la richiesta di annullamento del requisito dei 120 giorni e l’ammissione ai corsi INDIRE.
Il ricorso collettivo rappresenta un’importante opportunità per i docenti esclusi di contestare una decisione ritenuta ingiusta e discriminatoria. Studi legali specializzati in diritto scolastico, come lo Studio Legale Maurizio Danza, lo Studio Legale Angela Maria e Stefania Fasano, e lo Studio Legale Zinzi/Borgonzoni, stanno già raccogliendo le preadesioni per sostenere questa causa. Si attende solo l’emanazione dei decreti attuativi e, qualora non vi siano risposte concrete per eliminare questa discriminazione, gli avvocati faranno appello a tutti coloro che sono stati penalizzati da questa normativa per unirsi alla causa, affinché nessuno venga escluso a causa di un limite ingiusto. Con il supporto di professionisti esperti, i docenti esclusi cercheranno di far valere i propri diritti e di lottare per un accesso equo alla formazione.
Resta da vedere come si svilupperà questa vicenda e quali risposte arriveranno dalle autorità competenti, che fino ad ora non si sono mostrate indifferenti al problema. Infatti, il Senatore Roberto Marti, che ha fortemente voluto i provvedimenti che avviano i corsi INDIRE, nelle sue dichiarazioni del 6 marzo ha specificato che si cercherà di trovare una soluzione per gli esclusi dal requisito dei 120 giorni ex art. 7 del D. L. 71/2024, anche attraverso un emendamento legislativo che potrebbe essere quello già proposto dall’Onorevole Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega. Tutti i docenti interessati ripongono fiducia in questo impegno e sperano che dalle parole si passi presto ai fatti.
Dott.ssa Antonella Pasquale
Leggi anche:
PNRR, allarme su asili nido e alloggi universitari: un fallimento annunciato?
Scuola e Merito: Valditara annuncia la stretta sui diplomifici
Segui i canali social di InformazioneScuola
Iscriviti al gruppo Telegram: Contatta @informazionescuola