In un sistema scolastico in cui la stabilità del personale dovrebbe essere una priorità, la realtà che emerge è ben diversa. Peppe, nome di fantasia per rispettare la sua privacy, è uno di quei precari che da anni attendono una chiamata che sembra non arrivare mai.
Dopo il “miracolo” di essere finalmente stato convocato in un istituto scolastico, Peppe si precipita sul posto, addirittura con un’ora di anticipo. Ma la sua gioia dura poco: il dirigente scolastico gli comunica che il collaboratore scolastico titolare è a casa per malattia. Peppe, in preda alla delusione, si informa con i colleghi per ottenere il numero di telefono del malato, nella speranza di poter lavorare al suo posto. Tuttavia, la conversazione che segue rivela una realtà ben distante dalle aspettative: “A volte l’influenza lascia strascichi, cerca di cautelarti magari con qualche altra settimana di malattia”, dice Peppe al collega.
Mesi senza lavoro, sottolinea Peppe, quando solo durante il periodo Covid-19 ci si è resi conto dell’importanza del personale ATA. Oggi, questo esercito ormai esiguo fatica a soddisfare le esigenze della comunità scolastica, come l’assistenza agli alunni con disabilità, compito affidato anche ai collaboratori scolastici.
“Scrivono ‘dossier’ a destra e a sinistra, si rinnovano i tavoli al ministero, si organizzano scioperi, si scrive tanto sui media, dimenticando che è dal 2008 – anno strategico – che sono cominciati i tagli, con il personale ATA sempre meno considerato”, afferma Peppe, amareggiato dalla situazione. “Mi chiedo a cosa sono serviti i pomposi tavoli ministeriali se poi alla fine ci ritroviamo a dover fare la guerra dei poveri – vedi la telefonata al collega malato – con stampato addosso il timbro del ‘precariato infinito'”.
Con una punta di sarcasmo, Peppe cita una celebre frase del film “L’armata Brancaleone”: “A tuo ammaestramento. Sai tu qual sia, in questa nera valle, la risultanza e il premio d’ogni sacrifizio umano? Calci nel deretano!”.
La storia di Peppe è emblematica della condizione precaria in cui versano molti lavoratori della scuola, costretti a sopravvivere in un sistema che sembra aver dimenticato l’importanza del personale ATA. Mentre i tavoli di confronto e i proclami si moltiplicano, la realtà sul campo mostra un quadro tutt’altro che roseo, con lavoratori che faticano a trovare stabilità e dignità nel loro impiego.
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