HomeLettere in RedazioneSenza prospettiva non vi è ritorno tra i banchi che vale…

Senza prospettiva non vi è ritorno tra i banchi che vale…

Stiamo vivendo giorni difficili con fermenti attorno ad aule diverse ma affini come quelle parlamentari e quelle scolastiche…Ad unirle è un unico comune assedio di persone che vorrebbero occuparle ma in aula si entra se si ha qualcosa da dire e da fare, nell’ interesse collettivo della società…
Il malessere purtroppo viene da lontano ed il Covid e’ stato il virus che ha messo in crisi un sistema che non ha saputo reggere perché non ci si vuole più concentrare sull’ interesse a lungo termine…Si e’ proposta l’ istituzione di un Ministero per la transizione ecologica: in realtà ne servirebbe uno per il trasferimento dall’interesse economico a quello dell’humanitas, intesa come triplice forma di umanità, cultura e moralità…
Nel nostro dizionario la rassicurante “prospettiva” viene etimologicamente spiegata come rappresentazione di corpi tridimensionali di un piano, con un’ immagine simile a quella che si avrebbe con visione diretta, da cui trae origine etimologicamente anche la nostra storia…Non vi può essere reale comprensione dei fatti se prima non li si conosce e per questo credo che chi voglia a tutti i costi fare andare in ragazzi a scuola in questi giorni non conosca e non ami un ambiente di apprendimento che richiede una relazione fatta di scambio e soprattutto di serenità…
La migliore tradizione umanistica ha sempre richiesto degli studioli dove ci si e’ fermati per riflettere e per garantire un proficuo scambio di energie intellettuali fra docenti ed allievi…
In questi giorni in Dad abbiamo ragionato con i ragazzi sul simposio, pratica del mondo greco in cui attorno ad uno stesso banchetto si ragionava di amore come di filosofia…Lo si faceva un contesto di reciproca serenità che al momento in presenza non può sussistere…Il virus trae la sua forza dal contatto fisico per cui è impensabile trascorrere del tempo insieme a ragionare, con la paura di essere infettati.
La scuola non è un parcheggio ma un’ occasione di crescita che può avvenire se maestro ed alunno sanno reciprocamente percorrere la stessa strada, avanzando con metodo, a favore del potenziamento del talento di tutti.
Non si può vivere ignorando il contesto che ci circonda e quello attuale è pieno di incertezze. Lo stiamo verificando con gli stessi prodotti farmacologici anticovid che richiedono tempi di studio e di approfondimento. I disordini intorno a Montecitorio sono il segno tangibile di una rabbia che sta covando in un Paese dove manca fondamentalmente l’ ascolto di chi è in difficoltà.

Per sentirsi realizzati nella vita occorre sentirsi coinvolti, secondo quella tecnica che gli studiosi anglosassoni chiamano ” committment “, traducibile come coinvolgimento emotivo possibile solo se ci si sente partecipi dello stesso destino di una società da intendersi prima come comunità di persone e poi di utenti consumatori e fruitori di servizi.
I problemi attuali sono tanti, le soluzioni sicuramente non sono facili ma va senza dubbio riconosciuto che va evitata ogni frantumazione dello spirito unitario di ricostruzione di una comunità.
I cari vecchi sussidiari della scuola elementare presentavano una immagine dell’Italia ai tempi del Congresso di Vienna giudicata come Arlecchino tra tanti colori che segnavano i tanti poteri su un territorio che abbiamo cercato di rendere unitario con il sacrificio di tanti giovani morti sul fronte per avere una unita’ di Italia che ha poi portato allo spirito europeo che si sta pericolosamente perdendo per la mancata gestione unitaria di problemi comuni…Il nostro Dante Alighieri si affido’ alla lingua italiana per avere uno strumento che unisse il Paese e che volle ” illustre, cardinale, aulico e curiale”…Questi aggettivi dovrebbero applicarsi anche al mitico Recovery plan europeo che dovrebbe avere luce di per se’ e per chi lo applica, essere di riferimento come il cardine della porta per tutti i piani Nazionali, sapientemente elaborato nella curia e nell’ aula che dovrebbero tornare al senso di quella antica dignità morale e regale…Forse così davvero celebreremmo Dante e l’ Italia avrebbe solo un unico colore, magari quello verde, non della collera ma della speranza…

Prof. Pellegrino Caruso
Docente di materie letterarie, latino e greco
Convitto “ Colletta” – Avellino

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