La neoministra Valeria Fedeli è finita sotto l’occhio del ciclone perchè presumibilmente il suo staff (?) ha commesso una leggerezza, ovvero nel CV le ha attribuito una laurea mai presa.
Tale leggerezza ha indignato parecchio i docenti perchè per loro per poter arrivare al ruolo si pretendono una serie di titoli faticosi da ottenere e per di più parecchio costosi:
- Titolo di studio che permette l’accesso alle classi di concorso.
- Abilitazione attraverso PAS o TFA biennale.
- Superamento di un concorso.
E magari qualche bel corso di perfezionamento per aggiudicarsi qualche punto per salire di posizione in graduatoria.
La ministra non è laureata e va bene ci può stare, ma a giudicare dalle accuse di Mario Adinolfi, ex deputato dello stesso partito della Valeri il PD, non sarebbe in possesso nemmeno del diploma, ma avrebbe solo tre anni di scuola magistrale.
La neoministra Valeria Fedeli rivendica, nonostante non abbia la laurea, le capacità per guidare il Dicastero dell’Istruzione.
A queste polemiche ha risposto con decisione la stessa ministra la quale sostiene: “Posso fare la ministra dopo una vita così intensa nel sindacato. Sono stata apprezzata, promossa, chiamata a Roma, poi a Bruxelles a guidare il sindacato europeo dei tessili. Ho contribuito a salvare grandi aziende, ho portato nella Cgil le competenze dei ricercatori della moda, mi sono occupata di Wto e dei round per far entrare i cinesi nel commercio internazionale”.
“Sono diventata vicepresidente del Senato e ora sono qui, al ministero dell’Istruzione, e fino a quando questo governo esisterà cercherò di migliorare la scuola, l’università e la ricerca italiana 24 ore al giorno”, ricorrendo, sottolinea, al metodo dell'”ascolto”.