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Se la scuola è un costo…. chiudiamola!

Ci mancava solo questa proposta.
Che qualcuno, una istituzione, proponesse la settimana corta a scuola.
Con robuste motivazioni pedagogiche: non abbiamo i soldi per il riscaldamento.
Lo so che sembra una barzelletta ma purtroppo non lo è.
Il messaggio, peraltro, non arriva da una zona disastrata del Paese.
No, il messaggio arriva dritto dritto dalla “capitale economica del Paese”.
La Provincia di Milano, d’intesa pare (voglio mettere la formula dubitativa) persino con l’Ufficio scolastico regionale, ha suggerito alle scuole superiori, sulle quali è competente per gli edifici e le relative spese, di adottare dal prossimo anno scolastico la settimana corta.
Troppa scuola fa male? L’OCSE ci invita a ridurre le ore di lezione? La solita ricerca americana ha dimostrato che gli studenti che il sabato stanno a casa diventano tutti piccoli Steve Jobs? L’ingegner Abravanel ha scritto un libro su “Meritocrazia ed elogio del non andare a scuola?” La Gelmini, gongolante, ha dichiarato “Avevo ragione io con la riforma epocale, bisogna ridurre ancor di più il tempo scuola….Dopo il Diritto eliminiamo anche lo studio dell’Italiano”? La Fiom ha approvato una mozione dal titolo “Riduzione dell’orario scolastico per rilanciare l’occupazione”?
No, niente di tutto questo.
C’è una motivazione più nobile: non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento.
Ho provato a cercare come suona la frase nel dialetto milanese (piccolo concorso per i lettori-commentatori: a chi scrive la frase giusta avrà come premio un libro di favole della Gelmini) per nobilitare una cosa che solo a leggerla mi ha fatto venire l’ennesimo travaso di bile.
Perché questa storia della settimana corta, nobile intento per farci entrare nel novero dei Paesi illuminati in materia di istruzione e presenza della scuola statale nelle realtà difficili, viene accompagnata da tempo da una serie di “(ig)nobili” motivazioni.
Si va ,nell’Italia della disoccupazione stratosferica, al “far riunire le famiglie per viaggi e visite ai musei” al “lo fan tutte, perché la mia scuola no?”.
Dal “troppa scuola fa male e serve far riposare i ragazzi” al meno commendevole “così non abbiamo tutti i casini del giorno libero e poi pure il personale ATA è contento”.
Questa del “non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento” mancava alla rassegna.
Ci ha pensato la ricca Provincia di Milano a colmare la lacuna.
Chissà, però, cosa ne pensano a Quarto Oggiaro
Stavo per scrivere Scampia, poi ho pensato che la civile Lombardia ha pure lei le sue Scampia.
Dove già si festeggia per il sabato libero.
Un giorno di scuola in meno fa sicuramente bene.
Se magari la chiudessimo proprio la scuola pubblica statale?
Calamandrei l’aveva scritto più di cinquant’anni fa.
Ministro Carrozza, qualche giorno fa lei ha minacciato le dimissioni se non le forniscono le risorse per la scuola.
Ha già una buona occasione per andarsene da Viale Trastevere.

PS: chiedo scusa ai compagni della Fiom se li uso per un fine nobile: far capire quanto vale la scuola.

PPS: i miei genitori sono stati maestri elementari. Di quelli eroici, delle pluriclassi e delle scuole di campagna.

Mi raccontavano di quando, nell’immediato dopoguerra, gli alunni spesso, portassero da casa un ciocco per alimentare la stufa a scuola.

Ma allora la scuola era vissuta e considerata come uno strumento di crescita ed emancipazione anche nelle sperdute campagne lucane….

L’Unità

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