Caro ministro,
Un anno fa una mia cara amica dirigente scolastica, per motivi di famiglia, è dovuta trasferirsi al Nord dove il resto della sua famiglia già viveva da tempo. Lì c’erano già altre colleghe del Sud che l’aspettavano e la rassicuravano che avrebbe lavorato meglio. Claudia però, non voleva andarsene, ha resistito tenacemente fin quando ha potuto, amava troppo quella scuola di periferia, i suoi ragazzi, i suoi docenti. Ci metteva l’anima nel suo lavoro, con impegno e sacrificio aveva trasformato quella scuola radicalmente, nonostante l’ambiente, nonostante il degrado, la sfiducia, la mancanza endemica di risorse e di strutture. Nel giro di pochi anni era riuscita a fare di una scuola abbandonata di periferia, un polo d’eccellenza. E ora non voleva lasciarla! Temeva che i ragazzi, tanto faticosamente sottratti alla strada, divenissero ancora preda della malavita e del degrado.
Nei nostri Comuni spesso le istituzioni non rispondono ai bisogni dei ragazzi e, anche quando non sono governate dal malaffare e dal clientelismo, della scuola se ne importano poco! Claudia alla fine si è arresa, è partita per amore dei figli. Ora è Dirigente scolastica di una bella scuola del Nord, non si sente sola perché il personale scolastico è prevalentemente del Sud, dagli assistenti amministrativi ai docenti. Qui lavora senza grossi affanni ogni giorno, dirige una scuola normale come ce ne sono tante al Nord, come dovrebbero essere tutte le scuole italiane! Claudia ogni tanto mi scrive
“Cara, mi dice, che bella scuola ho ereditato! Cè la mensa, lo scuolabus, la palestra, il laboratorio musicale e perfino la piscina. Al Comune sono disponibili a soddisfare le richieste degli alunni e dei dirigenti, le famiglie sono più presenti. Se noi al Sud avessimo le risorse e le strutture del Nord, col nostro impegno quotidiano, con la nostra umanità e la nostra passione le cose andrebbero sicuramente meglio per tutta la scuola italiana e forse il nostro ministro ricorderebbe i grossi sacrifici che fanno le scuole del Sud per sopravvivere”.
Ma per fortuna di “Claudia” al Sud ce ne sono molte…e per rispetto al loro impegno, al loro sacrificio, caro ministro ieri avrebbe fatto bene a tacere.
Un ministro dell’istruzione non può permettersi di bacchettare le comunità scolastiche del Sud operando una anacronistica e illegittima divisione fra le scuole italiane, basata solo su dati non esaustivi. Le nostre scuole sono poli di eccellenza in decine di altri report e studi che lei finge di ignorare guardando il dito che cerca di coprire la luna.
I problemi al Sud, caro Ministro, sono numerosi e tutti insieme dovremmo impegnarci fortemente con lavoro e sacrificio per risolverli. Da buon padre di famiglia, da rappresentante dello Stato, dovrebbe garantire assenza di pregiudizi e una buona dose di supporto concreto a chi negli anni è stato ignorato, sfruttato e derubato di ogni possibilità nella totale indifferenza delle istituzioni.
Al Sud manca lo Stato, quello Stato amico che noi vogliamo ad ogni costo – come recita la nostra Carta Costituzionale – che dovrebbe rimuovere gli ostacoli, non crearne altri che non hanno senso. Al Sud siamo stati lasciati soli e apostrofati con parole che non meritiamo.
Certi pregiudizi risultano imbarazzanti per Lei e per chi ancora oggi costruisce muri di differenze in un mondo che chiede di essere uniti e di affrontare insieme problemi comuni, drammi enormi e grandi difficoltà. Il personale scolastico ogni giorno si batte per creare questo necessario senso di comunità che lei ha offeso rimarcando la vecchia storia del Nord diligente e del Sud terrone. Una storia a cui, non crede nemmeno lei e che manca di verità e di responsabilità. Uno studente di Napoli ha accumulato in differenza ore di lezione circa un anno e mezzo di scuola in meno del suo coetaneo di Milano.
Un docente o un dirigente del Sud per raggiungere livelli di eccellenza deve impiegare il triplo di energie e sacrifici rispetto ad altre realtà! È avvilente lo sforzo che bisogna fare quotidianamente per avere garantito il minimo indispensabile per poter far funzionare una scuola qui al Sud. Da noi in Campania non ci sono asili nido, non c’è tempo pieno, non ci sono palestre né mense scolastiche, mancano teatri e centri di aggregazione. A questo dato aggiungiamo che al Sud una famiglia su due è in difficoltà economica, se non in povertà.
È un dovere dei dirigenti denunciare l’evasione scolastica ha spesso rimarcato. Ed è vero: ha ragione caro Ministro, ma qui al Sud facciamo di più. Noi dirigenti, oltre a denunciare la dispersione scolastica, i nostri ragazzi li andiamo a prendere a casa, li andiamo a cercare nei bar. Chi le scrive, signor Ministro, da dirigente scolastica faceva questo prima di diventare parlamentare della repubblica Italiana.
Ho accettato di lasciare la scuola solo perché la amo troppo e sogno di poterla cambiare veramente con il mio lavoro in Parlamento.
Le scuole del Sud non hanno bisogno di sermoni, occorre un impegno concreto e reale da parte di uno Stato amico, forse un impegno anche maggiore di quello profuso altrove perché non cè giustizia nel fare parti uguali fra disuguali.
Dirigenti, docenti e alunni mettono il massimo del loro impegno per garantire un livello di qualità alla formazione dei giovani. Da questo Governo del Cambiamento il Sud si aspetta una mano tesa, non un dito puntato. Ne abbiamo avuti già troppi, forse abbiamo avuto solo quelli.
A queste realtà abbiamo il dovere di dare risposte non di lanciare accuse. Noi abbiamo l’obbligo di aiutare, signor Ministro, chi vive e tenta di combattere questo disagio ogni giorno. E questo il nostro compito! Io sono pronta ministro, iniziamo!
Virginia Villani M5S