Il sistema scolastico italiano si trova di fronte a sfide sempre più pressanti, tra cui il precariato, la mancanza di investimenti adeguati e stipendi tra i più bassi d’Europa. A lanciare l’allarme è Aldo Mucci, membro del direttivo SGS, che in un recente intervento ha messo in evidenza problematiche strutturali che rischiano di compromettere il futuro dell’istruzione nel nostro Paese.
Mentre negli Stati Uniti l’ex Presidente Barack Obama ha definito l’istruzione come “il problema economico prioritario”, in Italia il settore sembra essere relegato a una posizione secondaria, spesso vincolato da rigide logiche di bilancio. “Guai a parlare di adeguamento degli stipendi del personale scolastico, tra i più bassi in Europa”, sottolinea Mucci, evidenziando una realtà che si traduce in mancanza di dignità economica e sociale per chi opera quotidianamente nelle scuole.
Secondo i dati, sono circa 235 mila i docenti e il personale precario che attualmente reggono il sistema scolastico con dedizione e professionalità. Tuttavia, la loro situazione lavorativa rimane incerta, e nessuna misura concreta sembra essere stata adottata per garantire loro stabilità. “Nessuno ha fatto presente che bisognava prorogare l’organico aggiuntivo del PNRR o rivedere i parametri per l’ampliamento dell’organico”, denuncia Mucci.
Anche l’Unione Europea ha più volte sollecitato l’Italia a ridurre il numero di alunni per classe per migliorare la qualità della didattica, ma queste raccomandazioni sembrano cadere nel vuoto. Mucci insiste sulla necessità di estrapolare la scuola dai vincoli di bilancio, istituendo capitoli di spesa dedicati agli aumenti retributivi e agli investimenti strutturali.
Adeguare gli stipendi del personale scolastico non è solo una questione economica, ma un atto dovuto per restituire dignità a chi ogni giorno garantisce il funzionamento delle scuole italiane. È il momento di agire: il futuro della scuola, e quindi del Paese, non può più aspettare.
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