Un recente rapporto dell’Aran mette in luce le disparità di trattamento economico all’interno del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il comparto Istruzione e Ricerca. I settori dell’Università, della Ricerca e dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) hanno ricevuto risorse aggiuntive significative, ottenendo un incremento medio mensile di circa 400 euro. Tuttavia, questo aumento non è stato distribuito equamente tra tutti i lavoratori del comparto, lasciando la Scuola con aumenti ben al di sotto di questa soglia.
Il divario salariale diventa ancora più evidente se si considera che il personale scolastico non beneficia nemmeno dei buoni pasto, un’agevolazione di cui godono invece molti dipendenti di altri settori pubblici. La mancanza di questo supporto economico aggiuntivo aggrava ulteriormente la situazione degli insegnanti e del personale scolastico, che si trovano ad affrontare costi sempre più elevati senza adeguati riconoscimenti economici.
Nonostante la rilevanza del tema, il documento Aran non evidenzia questa iniquità, presentando i dati in modo generico e senza porre l’attenzione sulle difficoltà che affronta la Scuola rispetto agli altri settori del comparto. Questa omissione rappresenta un’occasione persa per aprire un dibattito pubblico sull’equilibrio nella distribuzione delle risorse e sulla necessità di una revisione delle politiche retributive.
Di fronte a questa situazione, diventa fondamentale una riflessione approfondita sulle priorità della politica salariale nel settore pubblico, al fine di garantire un trattamento equo per tutti i lavoratori dell’Istruzione e della Ricerca. La valorizzazione della Scuola non può essere trascurata, considerando il ruolo centrale che essa svolge nella formazione delle future generazioni.
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