Con gli articoli 17 e 18 del nuovo decreto legge Pubblica Amministrazione, in cui sono contenute alcune disposizioni in materia di istruzione, si è data priorità ad accelerare le procedure concorsuali per l’assunzione di docenti e per la loro formazione iniziale nell’ambito del PNRR.
Molte sono state le “manovre” politiche che, come ormai da troppo tempo accade, non sono state funzionali alla vera e sincera risoluzione dell’annoso problema del precariato scolastico, ma piuttosto alla ricerca famelica del gruppo più ampio (in termini di numeri e quindi poi di voti) di cui occuparsi. Sono stati mesi e settimane molto intensi in cui si è fatto a gara a chi ce l’aveva più grosso (l’emendamento), salvo poi cancellare tutto con un colpo di spugna quando gli appuntamenti elettorali terminavano.
In questo folle e snervante vortice di confusione sono intervenuti i sindacati che, cercando di fare un po’ di ordine, si sono sorbiti anche la frustrazione dei numerosi docenti ingannati prima che ingabbiati.
Questi gli interventi adottati:
- trasformazione delle graduatorie di merito (GM) dei concorsi ordinari in graduatorie a esaurimento formate da tutti gli idonei;
- viene portata al 70% la percentuale dei posti disponibili per i bandi concorsuali destinata al concorso riservato del personale IRC;
- viene prevista, per i docenti già abilitati o specializzati di ruolo, la possibilità di conseguire un’ulteriore abilitazione attraverso il conseguimento di 30 CFU in modalità on line.
Inoltre, per dare piena attuazione al Dl 36/2022, vengono anche definiti i nuovi percorsi abilitanti che si concretizzano in un intricatissima via crucis che solo chi ha disponibilità economiche può davvero percorrere, sì perché non ci saranno saldi per acquistare i 60, i 30 o i 36 cfu e nessuna possibilità di dare almeno in permuta i vecchi 24cfu.
Tutto ciò renderà ancora piu ricche le Università italiane che comprensibilmente avranno difficoltà nel gestire questa improvvisa mole di utenti affamati di crediti, meriti e competenze. E poiché i guai non arrivano mai da soli si sobbarcheranno anche l’onere o il piacere di specializzare tanti docenti (piu al sud -dove poi non lavoreranno- che al nord).
Ma mai a pronunciare la parola Europa quando si parla di abilitare o specializzare, perché chi ha scelto di seguire un percorso estero potrebbe essere accusato di vilipendio, o ben che vada di essere un furbacchione, spesso dagli stessi colleghi che dimenticando sanatorie passate e acquisti di corsi di vario genere si ergono a difensori della rettitudine. Ma si sa, aver conseguito una certificazione linguistica in Italia e non conoscerne la grammatica elementare non da poi cosi nell’occhio.
Battute a parte, qualcuno si sarà accorto che manca la categoria per cui è nato tutto questo: i cosiddetti precari storici.
A loro era stato riservato il concorso straordinario bis con l’obiettivo di stabilizzarli. Un concorso per nulla semplice e con una selezione fin troppo stringente se si guarda lo scopo per cui era nato, ma con un bando pieno di parole quali: “non selettivo”, “senza voto minimo di sbarramento” ecc.. utilizzate con superba maestria politica come a voler insinuare il pensiero della facilità della procedura; come sanno i 14000 docenti che lo hanno sostenuto però non è andata cosi, anzi, molti colleghi sono rimasti fuori dai posti messi a bando dopo aver ottenuto punteggi alti.
Ma forse il sistema procedurale e le troppe discordanze, a partire dalla valutazione dei titoli, meritano un approfondimento a parte.
Ci si chiede allora: come è possibile che dove c’è stata la “volontà politica” si sono fatte delle modifiche ai bandi? Come è possibile che l’unica categoria rimasta fuori dal decreto sia stata proprio quella che meritava un’attenzione maggiore?
Di chi è la colpa o il merito di questo sfacelo ?
Prof. Vincenzo Ferrantello
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