“Nel rendiconto sociale dell’Inps, elaborato e presentato dal CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) il 30 ottobre, emerge un dato allarmante ma già noto, piaga del sistema scolastico attuale. Nel 2023 docenti e personale Ata sono i dipendenti pagati meno nel pubblico impiego, con 96,4 euro lordi medi al giorno per le donne e 97,1 per gli uomini. Una condizione economica inaccettabile, avvalorata da un altro studio, presentato da Ocse Talis, che mostra come gli insegnanti guadagnino in media 29mila euro l’anno, ovvero neanche la metà dei laureati che operano in altri settori.
A rendere ancora più evidenti queste disuguaglianze sono gli incrementi stipendiali previsti per i dirigenti scolastici, che negli ultimi anni hanno beneficiato di significativi aumenti, portando a compensi sempre più distanti da quelli dei docenti, con ingiustificabili divari retributivi”. Così il Coordinatore Carlo Castellana della Gilda degli Insegnanti”. In un’Ansa di oggi 31 ottobre.
Il coordinatore continua
“La Federazione Gilda Unams in virtù delle imminenti trattative contrattuali, ritiene indispensabile “correggere tali ingiustizie retributive, che contribuiscono ad un impoverimento del personale della scuola e intende lavorare per un’equiparazione salariale. Ad esempio, riversando tutte le risorse disponibili attualmente distribuite, nella Rpd (Retribuzione Professionale Docenti), oltre a separare il contratto per la docenza dagli automatismi del pubblico impiego.
Non si può ignorare che l’essenza del sistema educativo risiede nel lavoro quotidiano di docenti e personale scolastico, investire sulla scuola significa garantire dignità e valorizzazione economica, evitando disparità che rischiano di minare la qualità dell’insegnamento”.
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