A pochi giorni dal Natale, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato il bando per il concorso PNRR 2, scatenando un’ondata di proteste tra i docenti precari e gli idonei già vincitori di concorsi precedenti. La notizia, arrivata l’11 dicembre, è stata accolta con sdegno dai membri del Comitato Precari Uniti per la Scuola, che accusano il Governo di non rispettare chi da anni sostiene la scuola italiana con professionalità e dedizione.
Secondo il Comitato, il nuovo sistema di reclutamento perpetua una condizione di precarietà cronica. I docenti denunciano un continuo cambio delle regole con ogni nuova maggioranza governativa, aggravato dall’assenza di soluzioni concrete per stabilizzare i lavoratori già qualificati.
Un aspetto particolarmente controverso riguarda l’introduzione di una riserva del 15% dei posti per chi ha svolto il Servizio Civile Universale nel precedente concorso PNRR 1. Questa misura ha penalizzato i docenti precari, che, pur avendo ottenuto punteggi superiori, si sono trovati scavalcati nelle graduatorie da candidati privi di esperienza nel settore scolastico.
A peggiorare la situazione è la scarsa trasparenza del Governo riguardo alle trattative con l’Unione Europea. Sebbene le autorità nazionali abbiano suggerito che le modalità di reclutamento debbano essere approvate da Bruxelles, i docenti sottolineano come la gestione della formazione e del reclutamento sia una competenza esclusiva degli Stati membri.
Le richieste del Comitato e dei sindacati
Il Comitato Precari Uniti per la Scuola, supportato da sindacati come FLC CGIL, UIL Scuola, SNALS e ANIEF, propone una soluzione alternativa per contrastare l’emergenza precariato: l’adozione di un sistema a doppio canale di reclutamento. Questo modello prevede che il 50% delle assunzioni avvenga tramite le graduatorie dei concorsi precedenti e il restante 50% attraverso le GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze).
Secondo gli esperti del settore, questa strategia non solo ridurrebbe il precariato, ma consentirebbe anche un uso più efficiente delle risorse pubbliche, evitando l’organizzazione di concorsi onerosi e spesso inefficaci.
La protesta dei precari assume toni sempre più accesi, evidenziando una situazione critica che rischia di compromettere la qualità e la continuità dell’istruzione pubblica in Italia. Riuscirà il Governo a rispondere alle richieste di una categoria che chiede solo di essere riconosciuta per il suo valore?
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