Roma, 26 novembre – La scuola italiana è nuovamente sotto i riflettori per un tema cruciale: i corsi di abilitazione per insegnanti di sostegno conseguiti all’estero. A riaccendere il dibattito è stata la trasmissione di Massimo Giletti, andata in onda ieri sera su Rai 3, che ha puntato il dito contro l’inefficacia del sistema e le presunte irregolarità di questi percorsi formativi.
Il Movimento 5 Stelle, che da tempo denuncia questa problematica, torna a sollecitare il governo e in particolare i ministri Anna Maria Bernini e Giuseppe Valditara, accusandoli di immobilismo. “Parliamo di corsi spesso privi di adeguata preparazione e già al centro di indagini per presunte irregolarità”, spiegano i rappresentanti del M5S nelle commissioni cultura di Camera e Senato.
La denuncia: un problema di inclusione e trasparenza
Il cuore della questione, secondo il M5S, non è solo l’adeguatezza dei corsi, ma l’impatto sull’educazione inclusiva per gli studenti più fragili e sull’equità tra i docenti italiani. “Abbiamo chiesto chiarimenti al ministro Valditara sulla scelta di delegare a enti esterni la validazione dei titoli, anziché gestirla internamente al ministero. Una decisione che mina la trasparenza e l’efficacia del processo”, prosegue la nota del Movimento.
L’urgenza di risposte
Di fronte a queste problematiche, il M5S sottolinea l’importanza di un intervento rapido e incisivo da parte del governo, anche se il loro scetticismo sulla possibilità di un’azione concreta resta alto. “La scuola pubblica riceve da anni un trattamento inadeguato. Oggi più che mai servono risposte chiare e interventi concreti per garantire l’inclusione e tutelare il sistema educativo italiano.”
La questione, che coinvolge migliaia di studenti e docenti, richiede attenzione immediata per evitare che il “buco nero” del sostegno continui a penalizzare il mondo della scuola e le sue componenti più vulnerabili.
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