Quando a parlare è la cultura. E’ di questi giorni la notizia che a Napoli, quartiere Scampia, è stata inaugurata una sede universitaria dell’Università Federico II di Napoli.
Un risultato importante per il territorio e per dare un forte segnale che nei luoghi degradati si può avere e dare un’opportunità.
Si dà voce ad un luogo fatto di persone che sono vittime da anni di un sistema mafioso e violento che ha determinato spesso la vita di coloro che la vivono quella realtà.
Non bisogna però mai arrendersi e le istituzioni ed anche quelle di cultura devono agire e portare dei fatti concreti per stare vicino alle parsone che sono ai margini della società.
Così è stato fatto e questo progetto dopo 25 anni dalla sua idea originaria è stato portato a compimento.
La bella storia di Scampia
La cosa bella di questa storia è che la nascita di una sede universitaria è segno di coraggio e di riscatto sociale non tanto per chi ha costituito la sede, ma per i ragazzi che la frequenteranno.
Dare valore ai giovani e alle persone attraverso lo strumento della cultura è senza dubbio la via maestra.
Tutti i popoli del mondo e la fascia dei giovani hanno la capacità di costruire non solo grandi progetti valoriali ma anche una forte resilienza.
Un mood che oggi ha sempre più piede nelle società attuali.
Dunque, questa università da un valore a tutto quello che rappresenta il quartiere e possiamo sicuramente affermare che la cultura è linfa vitale per una società ed uno stato sociale che possa definirsi tale.
Bisogna continuare a credere che il mondo può essere anche salvato da malvagità, da violenza, da disordini e da conflitti.
Invertire il modus operandi e lasciando il giusto spazio a sistemi economici che non devono più determinarsi come diktat senza inserire il parametro della cultura, dei beni relazionali e della felicità.
Ecco perché la cultura salverà il mondo ed intanto ha salvato molti giovani del quartiere di Scampia.
La sede universitaria, un edificio cilindrico di sette piani di cui due interrati, progettata da Vittorio Gregotti, è stata finanziata con 50 milioni di euro dalla regione Campania e con circa sette milioni dal comune di Napoli.
Teresa Sicoli, sociologa