Non siamo d’accordo con Paola Cortellesi. Pare che in questo periodo essere in disaccordo con l’attrice e neoregista romana sia politicamente non corretto, persino criticare il suo film di cassetta.
La materia educazione all’affettività con i voti che fanno media, come richiesto dalla Cortellesi, non ha alcun fondamento pedagogico.
Invece che agli attori o ai registi, ai giornalisti , agli esperti da studio televisivo, che non hanno alcuna competenza specifica di scuola, diamo una volta tanto ascolto a educatrici e insegnanti che l’educazione all’affettività e alla parità di genere l’hanno sempre praticata , anche senza l’ora dedicata.
Mi domando se attrici, attori, giornalisti, intellettuali, politici, influencer lo abbiano fatto o lo facciano. A noi non risulta.
L’educazione all’affettività’ si sostanzia di esempi e di buone pratiche e queste si realizzano soprattutto in famiglia h 24 e per 365 giorni all’anno e a questo devono concorrere ambedue le figure genitoriali soprattutto quella del padre.
I genitori educhino i loro figli ad accettare le sconfitte, ad accettare i “no” e la smettano di fare gli avvocati difensori dei propri figli.
Gli insuccessi anche scolastici vanno accettati e metabolizzati, solo così si cresce, altrimenti al primo no, alla prima difficoltà si soccombe.
Meditiamo sulle parole di Crepet che ha una conoscenza approfondita della psicopatologia della vita familiare e non sugli slogan politicamente corretti di una Paola Cortellesi qualunque e della segretaria del PD che chiede alla scuola qualcosa già prevista nella legge 107 dal 2015, una legge promossa e voluta dal suo stesso partito.
Libero Tassella SBC
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