Quando uno sciopero fallisce non è perché un sindacato ha sbagliato a proclamarlo, ma perché i lavoratori non hanno aderito.
A fare autocritica dovrebbero essere i non scioperanti i quali invece se ne vantano e guardano con aria di sufficienza quei pochi che hanno fatto sciopero.
Io sono convinto che continuando così si perderanno a mano a mano i diritti che generazioni di lavoratori anche insegnanti hanno conquistato con lotte e sacrifici, soprattutto scioperando che è la forma politica per esprimere dissenso e il cui diritto è stato conquistato dei lavoratori.
La forma più alta di protesta nel mondo del lavoro è lo sciopero, mentre in politica è il voto. Oggi invece assistiamo alla rinuncia di questi due diritti fondamentali.
Ognuno si prenda le sue responsabilità, se lo sciopero di oggi è fallito e non di cerchino in altri responsabilità che sono proprie.
La legge di bilancio 2025 taglia per la prima volta il 5% del personale e prospetta per i prossimi anni un appiattimento retributivo per la categoria.
Questo agli insegnanti sta bene? Stando ai risultati dell’adesione allo sciopero di oggi, sì.
Se questto sì verrà ribadito anche nello sciopero generale del 30 novembre di CGIL e UIL, allora non ci sarà nessun alibi.
Poi non ci si lamenti con i sindacati di categoria quando gli aumenti contrattuali saranno di pochi euro o quando i docenti e gli ATA diventeranno soprannumerari o non avranno il trasferimento interprovinciale o quando si assumerà sempre di meno.
Oggi i precari che si lamentano per le mancate assunzioni in ruolo, tanto presenti e loquace sui social con i loro gruppi e gruppetti, dov’erano?
Libero Tassella SBC
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