La legge di bilancio 2025, presentata al Parlamento lo scorso 23 ottobre, suscita reazioni critiche tra i lavoratori della scuola. In un clima economico segnato da un’inflazione al 18%, gli aumenti salariali previsti per docenti e personale ATA si rivelano insufficienti a garantire un potere d’acquisto dignitoso. In particolare, diventa sempre più palese la volontà politica italiana di non valorizzare la professione del docente. A tal proposito ricordiamo che i docenti italiani sono tra i peggio remunerati in Europa come del resto lo sono anche nella PA a parità di titolo di accesso.
Oltre agli aumenti inadeguati, il governo ha annunciato cospicui tagli al numero di insegnanti e personale ATA. Questa mossa rischia di compromettere ulteriormente la qualità dell’istruzione, aumentando il carico di lavoro per chi rimane e creando un ambiente di lavoro insostenibile.
Le misure di formazione continua, pur enfatizzate dalla legge e dal CCNL 19/21, sembrano più una panacea che una soluzione concreta. Le risorse allocate per la formazione sono indubbiamente insufficienti.
Infine, ci chiediamo quali azioni di contrasto pensano di attuare le organizzazioni sindacali del mondo scolastico. Ci piacerebbe che questi evitassero ogni forma di autorefenzialismo a favore di soluzioni chiare, decise e, soprattutto, comuni.
Alfonsina Ventola SBC
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