SBC: Irene Manzi PD, dal governo Meloni nella legge di bilancio solo tagli per la scuola.

Intervistiamo l’On Irene Manzi sugli aspetti relativi alla Scuola inseriti nella Legge di Bilancio 2025. La responsabile scuola del PD risponde ancora sugli emendamenti proposti dal suo partito, su temi quali la dispersione scolastica e il numero degli alunni nelle classi, la carriera dei docenti e lo sciopero generale di domani.

La legge di Bilancio 2025 riguarda la scuola e si prevedono per la prima volta dal 2008 significativi tagli agli organici del personale Docente ed ATA, per non parlare dell’ appiattimento retributivo previsto per i prossimi due contratti fino al 2030.

Sì, per la prima volta dal 2008 e cioè dai tagli lineari al personale varati dal governo Berlusconi con il duo Gelmini Tremonti, verranno tagliati 5.660 docenti dell’organico dell’autonomia e 2147 posti del personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola. E questo accade nonostante l’avvio dell’ anno scolastico sia stato all’insegna di classi sempre più numerose e segreterie scolastiche oberate da impegni sempre più gravosi. E’del tutto evidente che il governo, alla ricerca di voci su cui risparmiare, sia partito dal personale della scuola. Una decisione che abbiamo condannato con forza.

Sulle retribuzioni non è possibile che ad oggi in media un docente italiano (quindi un laureato magistrale) guadagni 5mila euro in meno di un funzionario ministeriale pari livello. E che lo stesso insegnante – tra i suoi colleghi dei Paesi OCSE- sia tra quelli che guadagnano meno. L’unico rimedio per contrastare quella che è a tutti gli effetti un’ingiustizia è inserire progressivamente più risorse per i rinnovi contrattuali. Perché è oggettivamente un problema di risorse. E purtroppo l’incremento stipendiale del 5,78% relativo al triennio contrattuale 2022-2024 previsto dal governo è ben lontano dal tasso d’inflazione dello stesso periodo che è pari a circa il 18%. Quindi gli stanziamenti previsti in questa legge di bilancio per rinnovare il contratto non sono sufficienti neanche per la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni del personale della scuola. E non basta citare il taglio del cuneo fiscale come fa la maggioranza di governo, perché quella non è una misura specifica per la scuola.

Non è un caso che le organizzazioni sindacali si siano mostrate perplesse sull’atto di indirizzo, invitando Valditara a recuperare altri fondi perché gli stipendi del personale scolastico sono stati duramente colpiti dall’inflazione negli ultimi tre anni, e le misure finora adottate non bastano. Le risorse stanziate nell’ultima legge di bilancio sono una goccia nel mare. Compito del legislatore è trovare le risorse e poi la definizione degli stipendi spetta alla contrattazione collettiva. La verità è che ci sarà un aumento di 137 euro quando per coprire l’inflazione ne servirebbero 426 e cioè 6 miliardi in più di quelli previsti dal governo.

Non si riesce ad assicurarli sin da subito? Prendiamo un impegno a farlo nel corso del prossimo quinquennio, progressivamente, come il Pd aveva chiesto anche in passato. Non mi pare che il governo, al di là delle frasi di circostanza, sia interessato a questo percorso.

L’invarianza di organico  malgrado la denatalità è ormai tramontata. Quindi avremo  meno classi e più numerose?

La Corte dei Conti in audizione alla Camera sulla legge di bilancio ha suonato un campanello d’allarme, sottolineando come sarà fondamentale “valutare attentamente e con largo anticipo gli effetti di questa riduzione nell’ambito del complesso iter di formazione delle classi per il prossimo anno scolastico e ciò al fine di non pregiudicare il corretto avvio delle lezioni”. Siamo molto preoccupati che questo taglio comporti un accorpamento e un aumento degli studenti per classe. Con questo blocco del turn over, che vale 570 milioni, rischiamo davvero di mettere in difficoltà le scuole e di peggiorare la didattica oltre al personale docente coinvolto da questi tagli. Più in generale, credo che la denatalità debba rappresentare un’opportunità e non la scusa per tagliare le risorse o, come dice il governo, contenere la spesa. Il calo demografico può essere l’occasione per un cambio di passo, per offrire ai ragazzi una didattica personalizzata, per costruire classi a misura di studente dove garantire migliore qualità dell’apprendimento, per potenziare il tempo scuola. Per noi è prioritario un investimento sugli organici che garantisca il diritto all’istruzione.

In sintesi quali saranno gli emendamenti del PD alla legge di bilancio 2025 che riguarderanno  la scuola?

Noi abbiamo presentato un articolato pacchetto di emendamenti di cui, come da prassi, abbiamo indicato i segnalati: eliminazione del taglio all’organico dell’autonomia, risorse per estendere la platea dei beneficiari dei libri di testo gratuiti, l’istituzione di un Fondo per l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling all’interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, l’istituzione di un ”Fondo per il sostegno e lo sviluppo della comunità educante” (i patti educativi, sottoscritti tra comuni e scuole, prevedono progetti per prevenire la vulnerabilità sociale e il disagio scolastico, garantire il benessere degli alunni e coinvolgere educatori, pedagogisti e psicologi in collaborazione con i soggetti del terzo settore, i territori, per assicurare un maggiore presidio scolastico  tutto l’anno ), il reintegro dei fondi sottratti al contrasto alla dispersione scolastica, l’istituzione di un fondo per contrastare la povertà alimentare scolastica, l’incremento di 200 milioni di euro del Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni. Oltre a questo erano stati depositati emendamenti più specifici relativi al dimensionamento scolastico, a numerose alle questioni inerenti il funzionamento del sistema scolastico, la vicenda degli organici di agenda sud, la situazione delle graduatorie degli ultimi concorsi.

Ci può sintetizzare in breve quali sono i provvedimenti relativi alla scuola  del governo che destano maggiori riserve al suo partito?

Noi contestiamo la legge di bilancio ma anche i provvedimenti esclusivamente propagandistici portati in Parlamento in questi mesi. Penso alla riforma del voto in condotta e alla controriforma del sistema di valutazione della scuola primaria con cui si tenta di scardinare un modello di scuola che mette al centro il raggiungimento e la valorizzazione delle competenze dello studente: un paradosso pedagogico e formativo che pare non preoccupare in nessun modo il governo intenzionato a riproporre, come sta facendo in tutti gli interventi che riguardano la scuola, un modello che non si preoccupa di mettere in campo azioni per prevenire i fenomeni di disagio o bullismo, ma fondato esclusivamente sul motto tanto caro al Ministro Valditara “ordine e disciplina” utile più per un facile consenso di pancia che per la crescita complessiva degli alunni e delle alunne. Riscontriamo l’assenza totale di motivazioni pedagogiche e ascolto del mondo della scuola e degli esperti che, per esempio, hanno fatto un grande lavoro sulla riforma dei giudizi alla scuola primaria che puntavano a dare valore al processo di apprendimento delle bambine e dei bambini. Ma penso anche alla riforma del made in Italy, fatta di corsa e bocciata sonoramente dalle famiglie italiane che rischia di compromettere anche l’esperienza apprezzata da studenti e famiglie dei LES oppure al decreto scuola, un insieme di norme privo di organicità con disposizioni palesemente discriminatorie e ingiuste. Non sfugge a nessuno che creare un percorso parallelo e temporaneo di formazione dei docenti di sostegno, realizzato da INDIRE, è nei fatti una sanatoria che rischia di creare disparità di trattamento tra docenti.

Hanno trasmesso il messaggio sbagliato per cui una formazione seria, qualificata del docente di sostegno – organizzata dagli Atenei – abbia un valore secondario. Peraltro, le criticità croniche e strutturali determinate dalla carenza di docenti di sostegno richiederebbero un intervento serio, a cominciare dal tema degli organici. L’ultimo piano pluriennale di immissione in ruolo di circa 25 mila docenti di sostegno è stato fatto nel 2020 per merito di un altro governo. Qui non c’è nulla sugli organici.

I temi della dispersione  e degli abbandoni  nelle scuole sono stati sempre prioritari nelle politiche per la scuola  del suo partito quando è  stato al Governo, ma il problema purtroppo  resta ancora irrisolto, resta ancora alto il tasso di dispersione e di abbandono soprattutto in alcune aree del Paese. Come si sta muovendo il governo? Voi cosa proponete?

Segnalo che il governo in legge di bilancio ha previsto un taglio netto di 28,5 milioni di euro destinati alla riduzione dei divari territoriali e al contrasto della dispersione scolastica. Hanno praticamente ridotto di due terzi lo stanziamento di 40 milioni previsto dalla manovra dello scorso anno e che serviva a dare corso alle misure sulla scuola contenute nel decreto Caivano. Una scelta che dimostra, ancora una volta, la volontà di questo governo di azzerare gli investimenti in istruzione, nonostante promesse fatte dal Ministro Valditara. Tagliano risorse destinate al contrasto della dispersione e dell’abbandono precoce destinate alle scuole delle regioni del Sud individuate sulla base dei dati relativi alla fragilità negli apprendimenti. Di fatto , nonostante le promesse, si sta definanziando e annullando “Agenda Sud”. Misure che fanno da corredo alla riforma dell’autonomia differenziata che spacca il Paese. Peraltro, parlano di contrasto del disagio giovanile e poi tagliano sugli strumenti che potrebbero contrastarlo efficacemente.

Crediamo che per affrontarlo seriamente sia fondamentale garantire un maggior numero di insegnanti, maggiore offerta di asili nido la cui frequenza incide positivamente sui tassi di dispersione, presìdi territoriali e il rafforzamento della comunità educante con la costruzioni di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali, un migliore orientamento nel passaggio dalla scuola secondaria di primo a quella di secondo grado, classi meno numerose in grado di favorire l’apprendimento, un potenziamento del tempo scuola e il contrasto al caro scuola con un reale welfare studentesco. Possiamo cominciare da qualche parte? Le nostre proposte sono sul campo. Purtroppo, registriamo scarso interesse da parte del governo.

Il suo partito è stato sempre favorevole a differenziare lo stipendio dei docenti  nella scuola a partire da Luigi Berlinguer,  allorquando era Ministro della Pubblica Istruzione  nel governo D’Alema.  Oggi si parla insistentemente  di Middle Management.  auspicato dall’ANP dall’Ancodis  e  anche da alcuni sindacati della scuola. Crede che differenziare le retribuzioni per ricoprire compiti organizzativi, di coordinamento e gestionali  sia ancora un obiettivo del suo partito?

Noi dovremmo intanto promuovere un lavoro di rivalutazione sociale del ruolo degli insegnanti. Una rivalutazione che passa da stipendi adeguati, formazione forte e costante, progressioni stipendiali basate su esperienze, formazione, professionalità, la sburocratizzazione del lavoro perché gli insegnanti devono potersi concentrare sulla didattica. Una valorizzazione che passa anche dal rafforzamento dell’autonomia scolastica. Ma anche lotta al precariato e minore disparità tra personale a tempo determinato e indeterminato. Mi pare ineludibile una riflessione sul ruolo dei docenti come formatori di cittadini e guide per lo sviluppo educativo, civico, culturale e professionale dei cittadini.  Ripeto, accanto al tema della professione docente va messo quello dell’autorganizzazione scolastica, in un assetto di autonomia vera. L’obiettivo deve essere la qualità del sistema attraverso il benessere organizzativo del sistema e la valorizzazione e la professionalizzazione dei docenti. Partirei da qui. E penso che sia necessario anche valorizzare il tema dello sviluppo di carriera del personale della scuola che era stato  oggetto di un confronto molto acceso anche durante gli ultimi mesi del governo Draghi con la figura del docente stabilmente incentivato su cui anche il partito democratico aveva chiesto modifiche molto incisive che andassero, ad esempio, nel senso del maggior coinvolgimento delle forze sindacali e della contrattazione collettiva.

Infine noi abbiamo l’impressione che in Italia ci sia una sorta di dismissione della scuola pubblica  statale ( razionalizzazione della rete scolastica , riduzione del personale, aumento degli alunni nelle classi, basse  retribuzioni degli insegnanti, gestione autoritaria dei DS, promozioni garantite e violenza diffusa) non crede che si stiano creando i presupposti per il diffondersi di una scuola privata  con capitali misti pubblici e privati o solo privati destinata alle classi abbienti del nostro Paese?

Questo è un governo, e lo dico con grande preoccupazione, che opera scientemente contro la scuola pubblica. Dai tagli agli organici fatti in legge di bilancio alle misure insufficienti sui rinnovi contrattuali ai tagli generalizzati operati a numerosi capitoli di bilancio, non si mette un euro contro il caro scuola che penalizza le famiglie più fragili. Senza contare quello il dimensionamento che grava sulle spalle dei dirigenti scolastici e mette intere aree in difficoltà. E se a ciò aggiungiamo la proposta di autonomia differenziata, che la consulta ha in parte bocciato, e che prevede che si allarghi ancora di più la forbice che interessa il tempo-scuola, le mense scolastiche, gli asili nido o l’edilizia scolastica, capiamo che questo governo non è interessato al progresso di questo Paese. Ciò detto, per rispondere alla sua domanda, io non credo si arriverà a un sistema di scuola a capitale misti (anche se in molte scuole pubbliche i genitori sono già costretti a mettere soldi di tasca propria per vedersi garantiti dei diritti e il ministero dell’istruzione ipotizza partenariati pubblico- privati in materia di edilizia scolastica) tuttavia, mi pare evidente che si sta attaccando il sistema e questo significa una qualità della didattica più bassa, docenti scarsamente motivati, scuole fatiscenti e insicure. Sul lungo periodo significa privare le ragazze e i ragazzi di questo Paese, soprattutto i più fragili, di avere un’istruzione all’altezza di questo tempo. Purtroppo, il quadro è chiaro, tra tagli, riforme dannose e lo spettro dell’autonomia differenziata, si attacca il sistema di istruzione che garantisce un diritto costituzionale a bambini e ragazzi.

Infine. Ci sarà uno sciopero generale il 29 contro la legge di bilancio che colpisce la scuola. Il PD sarà in piazza con i lavoratori. Come giudica i sindacati della scuola che si sono astenuto dallo sciopero?

Io rispetto ogni sindacato e ritengo legittime tutte le posizioni come quella di non aderire agli scioperi. Ognuno agisce pensando di fare il meglio per i propri iscritti. Ciò detto ritengo che questa sia una pessima legge di bilancio che colpisce i lavoratori, a partire da quelli dipendenti. Mi faccia dire un’ultima cosa: trovo molto grave che il governo delegittimi il sindacato e attacchi il diritto di sciopero che è garantito dalla Costituzione. I lavoratori, e chi li rappresenta, hanno diritto di contestare le scelte del governo. Il clima di scontro è inaccettabile: bisogna dialogare.

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