Questa amarezza e questa delusione diffusa gli scioperanti dovrebbero comunicarla ai non scioperanti, aprendo un dibattito nelle scuole con assemblee di istituto indette dalle RSU, anche perché i non scioperanti, letti i loro numerosi interventi su facebook, si credono più furbi degli scioperanti e hanno anche elaborato decine di giustificazioni al loro comportamento rinunciatario.
In occasione di uno sciopero essi sono sempre speranzosi che lo sciopero fallisca anzi sono tout court contrari agli scioperi nella scuola e ai sindacati che li indicono, salvo poi correre e ricorrere agli stessi sindacati per un loro problema individuale.
Caso unico questo tra i lavoratori sia nel pubblico sia nel privato.
Il problema grosso, alla base di tali comportamenti rinunciatari e a volte disfattista, è quanto ho detto tempo in un articolo, e cioè che il reddito da lavoro di un’ insegnante spesso non coincide con il complessivo reddito familiare, in pratica nella scuola non si può parlare di una vera e propria categoria. perché pur svolgendo lo stesso lavoro con i medesimi orari, la condizione sociale ed economica è molto diversa tra gli insegnanti.
Per averne una prova concreta basta osservare le auto nel parcheggio di una scuola o guardare su Facebook le foto delle località turistiche frequentate d’estate, durante i ponti o le vacanze natalizie e pasquali o come essi trascorrono il fine settimana.
Libero Tassella SBC
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