Le previsioni hanno generato una serie di commenti di vari sindacalisti a livello nazionale e regionale. Certo le mie previsioni non erano affatto legate a costosi sondaggi come lo sono quelli che precedono le elezioni politiche.
Noto però nei commenti sindacali, un tratto comune e che cioè si crede ancora che queste elezioni abbiamo le stesse caratteristiche o almeno similari delle elezioni politiche e che in qualche modo abbia potuto più o meno influire la campagna elettorale che i sindacati hanno fatto in questi mesi con propaganda e proposte ( qualcuno l’ha sparata grossa) o a quello che hanno scritto sui loro manifesti elettorali a corredo del loro vota la lista N°….
Non è affatto così.
Queste elezioni sono governate da logiche clientelari interne alle scuole , logiche che variano da scuola a scuola.
Si parla di numero di liste presentate, ma si dovrebbe parlare della caratura dei candidati nelle liste del favore personale di cui godono nelle scuole e soprattutto di come e quanto siano legati alla mappa di potere del Dirigente Scolastico.
Infatti l’ho detto e l’ho ripetuto, il comune denominatore di queste elezioni è che sono pesantemente condizionate dalla mappa di potere del dirigente, dalle figure di sistema che sono in lista e dal Dirigente Scolastico che è dietro le quinte.
Molte liste sono state compilate nell’ufficio del dirigente e I candidati distribuiti ad hoc in due massimo tre liste.
Certo un sindacato estraneo alla scuola può aver presentato una lista con un precario, ma otterra’ 1 voto o 0 voti se quel precario viene intimorito fino a non votarsi. È già accaduto che candidati non si siano votati.
Le RSU non sono più le elezioni dei sindacati della scuola che danno solo il nome alla lista e ne ricavano il 50% di rappresentatività, sono le elezioni delle mappe di potere oggi presenti nelle scuole dove a vincere è quello che è più potente, che ha più incarichi perché ha più consenso e ha più interessi da difendere.
Queste non sono neppure le libere elezioni di docenti e ATA , il voto è controllato e non sono un momento democratico perché esse segnano la morte del sindacalismo scolastico all’interno delle scuole, dove RSU o rappresentanti provinciali su questioni chiarite da norme e da contratti spesso sinschierano dalla parte del dirigente e non dei lavoratori.
Libero Tassella SBC
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