La situazione della sanità pubblica in Italia sta raggiungendo livelli allarmanti, con un drastico calo del rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo (PIL). Secondo le ultime stime, questo rapporto è previsto scendere dal 6,6% nel 2023 al 6,2% nel 2024, fino a toccare il 6,1% nel 202613.
Questi dati pongono l’Italia tra i peggiori paesi europei per quanto riguarda gli investimenti nella sanità pubblica, un aspetto che solleva interrogativi sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti finora, ma le critiche non tardano ad arrivare. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha sottolineato come la crescita della spesa sanitaria sia insufficiente a coprire l’aumento dei costi e dell’inflazione.
La previsione di un incremento della spesa sanitaria di solo l’1,1% nel triennio 2024-2026 non è affatto rassicurante.
In un contesto in cui la media OCSE per la spesa sanitaria si attesta al 6,9%, l’Italia si colloca al sedicesimo posto tra i paesi OCSE e in ultima posizione tra i membri del G72. Questo divario è ulteriormente accentuato dalla crescente pressione sui servizi sanitari pubblici, che faticano a garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini.
Le proposte di legge presentate da vari partiti politici mirano a stabilire un finanziamento minimo per la sanità pari almeno al 7% del PIL, ma la loro attuazione rimane incerta.
In conclusione, mentre il governo continua a dichiarare soddisfazione per i risultati raggiunti, la realtà dei fatti racconta una storia ben diversa. La sanità pubblica italiana è in crisi e richiede interventi urgenti e significativi per garantire servizi adeguati e accessibili a tutti.
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