I docenti italiani navigano a vista. Impegnati quotidianamente nella Dad, non possono fare a meno di guardare con preoccupazione a un futuro che appare ancora incerto e problematico.
Tanti sono gli interrogativi, poche le risposte.
Quando riapriranno le scuole? A settembre? Con quali modalità? Con quali garanzie per la salute degli studenti e del personale scolastico?
Ma più vicina a noi è la tempistica degli esami di stato. Se, ridotti ormai al solo colloquio orale, si svolgeranno in presenza, in che modo si garantirà la salute dei candidati e delle commissioni? Il Ministero assicurerà alle scuole tutti i dispositivi e i presidi previsti dalla legge?
Venendo all’aspetto didattico e alla questione della valutazione, si prevedono innovazioni nella conduzione del colloquio? Come funzionerà l’attribuzione dei crediti e del punteggio, visto che non si svolgeranno prove scritte? Il Ministero non ha dato ancora risposte ufficiali.
Intanto, però, chiede ai docenti l’elaborazione del Documento del 15 maggio
La scadenza resta immutata, anche se il suo contenuto deve necessariamente subire modifiche e integrazioni, per rendere conto delle attività didattiche svolte a distanza, specificandone contenuti, metodologie, strumenti e modalità di verifica e valutazione ed evidenziando punti di forza ed eventuali criticità rilevate.
I docenti delle classi terminali attendono indicazioni ministeriali. Più queste tardano ad arrivare, più risulterà gravoso il carico di lavoro imposto ai docenti, già sottoposti allo stress causato dall’organizzazione della Dad.
È opportuno un chiarimento urgente da parte del Ministero o, se questo non giungesse nell’immediato, uno slittamento nella redazione del documento, per consentire ai docenti di svolgere il proprio lavoro con serenità.
Lucia Campone S.B.C.
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