Il personale della scuola attende con ansia il rinnovo del contratto, l’ultimo quello firmato dall’ex governo e dai sindacati “rappresentativi” ha lasciato tutti scontenti.
Gli aumenti, definiti dai diretti interessati come piccolissima mancetta elettorale, hanno sortito l’effetto contrario dal punto di vista del consenso elettorale.
Il PD è crollato nei consensi e Renzi ha dovuto lasciare la segreteria del partito a Zingaretti che dovrebbe essere l’alternativa alla vecchia gestione e quindi più attenta agli aspetti sociali, fra questi appunto scuola, sanità e fasce deboli.
Dovrebbe, ma i fatti lo smentisco. Il suo tesoriere Zanda come primo provvedimento ha chiesto che gli stipendi dei parlamentari italialiani fossero equiparati a quelli dei loro colleghi del parlamento europeo. La richiesta è di un aumento di oltre 2000 euro al mese.
Una richiesta che non solo ha indignato gli italiani costretti a fare sacrifici per via della congiuntura economica e delle politiche disastrose proprio del PD, ma ha sconcertato gli stessi elettori del suo partito che assistono inermi ad una metamorfosi continua di quello che dovrebbe essere il partito social-democratico italiano.
Rinnovo dei contratti del comparto scuola
La perdita del potere di acquisto dei salari italiani e in particolare dei salari dei dipendenti pubblici l’abbiamo evidenziata più volte.
La delusione del recente rinnovo del contratto ha marcato una linea netta fra il PD e il mondo della scuola. Le aspettative adesso sono rivolte verso il governo del cambiamento.
Un aumento misero porterà senza dubbio sia i docenti che il personale ATA a rivedere la propria fiducia in Bussetti e nel governo in generale.
E non basta il recupero dell’elemento perequativo peraltro dimenticato dal governo precedente, occorre la svolta.
Occorre un’inversione di tendenza al pari del reddito di cittadinanza e di quota 100.