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Riforma fiscale 2023 e stipendi più pesanti, ecco chi ci guadagna, la tabella

La tabella che chiarisce la nuova riforma fiscale del governo Meloni.

Chi ci guadagna con la nuova riforma fiscale 2023 del governo Meloni?

Il governo Meloni ha recentemente presentato una nuova riforma fiscale che cambierà l’attuale sistema di quattro aliquote Irpef, riducendole a tre. La riforma fiscale interesserà molti punti, ma l’aspetto che maggiormente interessa i lavoratori italiani è l’effetto che le nuove aliquote avranno sui loro stipendi.

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La Fondazione nazionale commercialisti ha condotto uno studio per valutare l’impatto delle nuove aliquote Irpef su tre diverse tipologie di reddito: lavoro dipendente, autonomo e pensionato. Sono state considerate quattro diverse soglie reddituali: 20mila euro, 35mila euro, 50mila euro e 60mila euro. La Fondazione ha confrontato le nuove aliquote con quelle attuali per valutare le differenze in termini di impatto sui redditi.

Tabella nuove aliquote, chi ci guadagna?

Per i redditi più bassi, quelli di 20mila euro, si potrebbe subire una perdita di 150 euro oppure risparmiare fino a 100 euro. Nel primo caso, l’abbassamento di sette punti della terza aliquota (23% fino a 15mila euro, 28% fino a 50mila e 43% oltre 50mila) porterebbe ad una perdita di 150 euro. Nel secondo caso, un risparmio potrebbe essere ottenuto in tutti gli altri scaglioni di reddito, ma con guadagni differenziati: un guadagno di appena 100 euro per chi dichiara un reddito di 35mila euro, mentre chi percepisce redditi più alti potrebbe risparmiare fino a 1.150 euro.

Invece, in un secondo scenario meno costoso (con le tre aliquote Irpef al 23% fino a 28mila, al 33% fino a 50mila e al 43% oltre 50mila), tutti i lavoratori andrebbero a guadagnarci, anche se in misura diversa. Un reddito di 20mila euro porterebbe ad un guadagno di 100 euro, mentre per un reddito di 35mila euro il risparmio sarebbe di 400 euro, arrivando fino a 700 euro per redditi più alti.

Riforma fiscale la terza ipotesi, le fasce di reddito

Infine, una terza ipotesi ancora meno costosa (23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre 50mila euro), porterebbe ad un risparmio di 100 euro per la fascia più bassa e di 260 euro per tutti gli altri redditi sopra i 28mila euro.

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La Fondazione nazionale commercialisti ha commentato lo studio affermando che “le modifiche ipotizzate comportano guadagni in valore assoluto maggiori per i redditi più alti per via della struttura progressiva dell’Irpef a scaglioni, ma in termini relativi, i guadagni sono maggiori per le fasce più basse. Tutto dipenderà dalle modifiche eventualmente apportate alla no tax area e al sistema delle detrazioni e delle altre spese deducibili che potranno incidere in maniera significativa anche sui redditi più elevati a seconda delle scelte operate”.

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