Roma, 8 aprile 2025 – La riforma dei contratti di ricerca voluta dalla ministra Bernini sembra destinata a peggiorare il fenomeno della “fuga dei cervelli” dall’Italia, secondo le critiche mosse dall’esponente del M5S Antonio Caso. Invece di investire concretamente nella ricerca e nella formazione dei giovani talenti, il governo avrebbe optato per una soluzione che rischia di aggravare ulteriormente la precarietà del settore.
La nuova normativa, infatti, andrebbe a smantellare i progressi ottenuti nel 2022 con l’introduzione di contratti che garantivano diritti, tutele e stipendi adeguati ai ricercatori. Le nuove tipologie di contratti, secondo Caso, non risolveranno affatto il problema della precarietà, ma al contrario lo alimenteranno, frammentando ulteriormente le carriere senza apportare risorse concrete.
“Bene lavorare per il rientro dei cervelli in fuga, ma sarebbe molto più importante impegnarsi a fondo per evitare che i nostri giovani talenti siano costretti a partire”, ha dichiarato il deputato. “Se la risposta a chi vuole fare ricerca in Italia è la riforma del Pre-ruolo, è evidente che la ministra Bernini non ci stia capendo nulla”.
L’attuale misura, voluta dal governo, viene definita da Caso come “un passo indietro clamoroso che crea solo nuove incertezze”, dimostrando ancora una volta un mancato investimento in ricerca e formazione da parte dell’esecutivo. Piuttosto, sembra preferire “prendere scorciatoie che danneggiano il nostro sistema accademico”.
Questa riforma, dunque, rischia di alimentare ulteriormente il fenomeno della “fuga dei cervelli”, allontanando i giovani ricercatori dal Paese e pregiudicando il futuro della ricerca scientifica in Italia. Gli esperti auspicano che il governo possa rivedere la propria strategia, puntando su investimenti concreti e su misure che valorizzino realmente il talento e le competenze dei ricercatori.
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