Non vi è alcun quadro normatico che giustifichi la riduzione di un anno di scuola superiore e ne tanto meno un progetto pedagogico serio, si tratta di taglio lineare e basta. Con la scusa dell’Europa si taglia è grossomodo questa l’idea del sindacato e probabilmente della scuola in generale, però la sperimentazione va avanti lo stesso in quattro istituti paritari e tre statali.
Ecco cosa intende fare il sindacato per arrestarla.
La FLC CGIL ha notificato al TAR Lazio il ricorso contro i decreti del MIUR che autorizzano un gruppo di scuole secondarie statali a sperimentare a partire dall’a.s. 2014/15 la riduzione del percorso di studi da cinque a quattro annualità.
La FLC ritiene queste sperimentazioni non fondate sul piano metodologico-didattico e illegittime sul piano procedurale. Tutta questa operazione si configura come una mera abbreviazione del corso di studi realizzata al di fuori di un valido progetto formativo e di istruzione in grado di compensare il taglio di un anno. Inoltre i decreti impugnati risultano in contrasto con le indicazioni previste dal DPR 275/99 in materia di sperimentazione: manca il parere obbligatorio del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e non ci sono, né negli atti impugnati né altrove, i “criteri di corrispondenza” tra quanto sperimentato e l’ordinario corso di studi necessari ad attestare la “piena validità degli studi compiuti dagli alunni”.
La FLC, considerate le evidenti ricadute che ne possono derivare oltre che sul piano ordinamentale anche su quello occupazionale, ha chiesto al MIUR di interrompere le sperimentazioni e di aprire una fase di ascolto in grado di coinvolgere il mondo della scuola e le sue rappresentanze sindacali, professionali e studentesche.