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Regionalizzazione, cambia lo stato giuridico di docenti ed ATA e gli aumenti solo a chi lavora di più

La regionalizzazione sembra inarrestabile e per di più talmente trasversale che a richiederla non solo solo le regioni guidate dalla Lega, ma anche quelle a guida PD come la regione Emilia Romagna.

La dimostrazione è che le differenze siano talmente sottili e talvolta persino impercettibili. A permetterla è la stessa Costituzione per via delle modiche varate negli anni.

Bisogna rassegnarsi? Forse, anche se nel governo c’è chi sta cercando di opporsi e nella scuola si iniziano a raccogliere le forze per manifestare contro un provvedimento scritto da anni.

Regionalizzazione: non c’è accordo fra Lega e M5S

Se si è trovato – grazie al voto della base – l’accordo sul processo Salvi, non si riesce a trovarlo invece per la regionalizzazione.

L’oggetto del contendere è la temuta modifica dello stato giuridico dei docenti e del personale ATA contenuto nell’art. 11 delle piattaforme del Veneto e della Lombardia.

Ricordiamo inoltre che proprio in queste regioni il referendum per chiedere l’autonomia è stato stravinto da chi era favorevole, a votarlo sono stati moltissimi docenti e ATA, forse perchè non avevano capito quanto quel risultato potesse influire sulle loro vite lavorative.

Proprio per il personale della scuola infatti è prevista la costituzione di ruoli regionali nei quali confluiranno obbligatoriamente i docenti e i non docenti di nuova assunzione.

Per quanto concerne lo stipendio, quello base sarà uguale a quello statale mentre gli eventuali compensi aggiuntivi potranno essere guadagnati solo prestando ore di straordinario.

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