I divanisti, i furbetti e i truffatori hanno smesso di rubare alle spalle della collettività, ma è davvero così?
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In alcuni casi certamente lo è stato, e a smascherarli c’erano gli organi preposti, ma dietro al RdC c’è tanta, ma tanta disperazione. La stragrande maggioranza degli aventi diritto è gente disperata, che fatica a trovare un lavoro e se lo trova è in nero e mal pagato.
Ma la campagna mediatica portata avanti in questi anni è stata talmente forte, talvolta esagerata, e sempre a senso unico che è finita per far credere agli stessi beneficiari di non meritarselo. La guerra ai poveri di uno Stato che si definisce democratico.
La guerra ai poveri vinta da “energumeni” che portano a casa 15mila euro al mese e che godono di tanti, ma tanti privilegi che definivano il poveraccio che percepiva 700 euro al mese, più qualche centinaio di euro frutto di qualche lavoretto nei campi, il “marcio” di questa società.
Per non parlare delle donne sole con figli a carico, anche maggiorenni che non trovano lavoro o se lo trovano sono malpagati, per sbarcare il lunario andavano e vanno ancora a fare le pulizie a 7 euro l’ora per poter pagare la luce e portare un pasto cado a tavola.
Anche queste mamme sono state dipinte come furbette o addirittura truffatrici da interi programmi televisivi dove gente con il portafoglio pieno, abituata a cenare nei migliori ristoranti, si permetteva di esprimere giudizi, spesso pesanti e denigratori, verso gli ultimi, i disperati.
Ma in che Stato viviamo? Che Paese è il nostro? Un paese (P minuscola) che mostra i muscoli verso i deboli e si mette la coda fra le gambe con i forti?
Non so se pubblicherete mai questa mia riflessione, ma da cittadino che si può permettere la vacanza, pagare le tasse e vivere dignitosamente, mi sento in dovere di esprimere la mia solidarietà verso la povera gente, lasciata nella disperazione da questo stato ormai insensibile. Mi vergogno di loro.
Samuele T.
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