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Qual è lo stato di salute della scuola italiana? Ne abbiamo parlato con Libero Tassella

 

La scuola di oggi e la scuola di domani, abbiamo intervistato il prof. Libero Tassella da anni in prima linea a difesa della scuola italiani e dei docenti.

D. Buongiorno professore, intanto grazie per la Sua disponibilità, prima di iniziare, chi è Libero Tassella?

Ho difficoltà ad autodefinirmi. Mi occupo di problematiche che riguardano la Scuola e gli insegnanti da molti anni.
Ho insegnato sia nella scuola media come insegnante di sostegno sia nella scuola superiore come insegnante di Italiano e Storia.
Ora sono in pensione da tre anni.

Ho avuto un’ ultradecennale esperienza come sindacalista della Gilda degli Insegnanti ora SOA della FGU al vertice provinciale, terminata poi traumaticamente con l’espulsione nel 2008.

Mi interesso da anni di scuola sui social, ho cofondato prima il gruppo Professione Insegnante e, uscito da quel gruppo, nel settembre del 2019, ho fondato il gruppo Scuola Bene Comune ( SBC) , un gruppo che si occupa della Scuola con un taglio critico e propositivo, dialogando con insegnanti e ATA , gruppi di insegnanti , sindacati, sindacalisti, partiti e politici.

Cosa è la Scuola e cosa deve essere?

Oggi la scuola, malgrado i discorsi trionfalistici del Ministro di turno sia esso politico o tecnico, è in una profonda crisi.

Lo stiamo vedendo proprio in questa fase emergenziale della pandemia da Covid Sars 2. È considerata ancora una spesa da contenere e non un settore strategico del Paese in cui investire come in questi anni è stato fatto negli altri Paesi che hanno una scuola migliore della nostra.

Abbiamo una Scuola non solo sperequata rispetto agli altri Paesi europei ma sperequata anche tra Regioni italiane, del Sud e del Nord, ecco perché il regionalismo scolastico e l’ autonomia differenziata sono da bandire tout court.

Parafrasando Marx ogni Paese ha la Scuola che si merita, ma l’Italia non si merita certo questa scuola per le sue nuove generazioni.
Questa è la scuola che produce analfabetismo funzionale, la nuova piaga dell’arretratezza culturale del nuovo millennio, che disperde capitale umano, che accentua e conferma tutte le differenze sociali, che vuole addestrare l’esecutore/consumatore e non educare il cittadino critico e consapevole.

Cosa manca alla Scuola per fare il salto di qualità?

La Scuola deve essere quella della Costituzione e forte deve essere il richiamo agli articoli che nella Costituzione parlano di Scuola e libero Insegnamento, la scuola è quella che educa e promuove l’emancipazione degli strati più deboli della società, che vince la lotta alla dispersione e all’abbandono scolastico, che rimuove gli ostacoli e educa alla cittadinanza attiva, la scuola è insegnamento libero e apprendimento critico in spazi adeguati e con un numero di alunni tale da permettere un insegnamento individualizzato e di qualità.
Per fare il salto di qualità, come dicevo , mancano investimenti in organici e loro stabilizzazione, abbattimento del precariato, una moderna e funzionale edilizia scolastica, una rivalutazione del lavoro in classe, classi con 15 alunni, bisogna aumentare il tempo scuola al Sud, creare un raccordo tra Scuola e Università, avere una formazione continua degli insegnanti, uscire dalla logica episodica dei progetti e dell’aggiuntivo e soprattutto rivalutare il lavoro degli insegnanti e la loro retribuzione.

Il rinnovo del contratto è fermo da un anno e quando è stato rinnovato ha portato pochi spicci nelle tasche di docenti e ATA, cosa propone lei?

Si è assistito in questi anni ad un appiattimento retributivo e nel contempo ad un aumento di oneri imposti dall’alto sia per i docenti sia per il personale ATA. Spesso si tratta di oneri burocratici che appesantiscono e spesso sono di ostacolo per i docenti.

Il contenimento delle retribuzioni è stato realizzato con il blocco dello scatto stipendiale del 2013, con la moratoria decennale del contratto precedente e con l’aumento insignificante dell’ultimo contratto di lavoro siglato nell’aprile del 2018 e scaduto il 31 dicembre dello stesso anno.

Quindi andremo a un rinnovo di un contratto già scaduto da circa tre anni e che una volta rinnovato scadrà il 31 dicembre di quest’anno, una situazione a dir poco paradossale.

Per SBC, i soldi stanziati dal Governo Conte 2 per il restante Pubblico Impiego nella Legge di bilancio 2021 non bastano per il rinnovo del Contratto , c’è bisogno per gli insegnanti e per gli ATA di un contratto che abbiamo chiamato di risarcimento , in quanto siamo stati il bancomat dello Stato nella crisi del 2018 e del 2011, su di noi lo Stato ha fatto cassa e per questo ora dovremmo essere risarciti.

Quindi l’aumento , ad invarianza dell’impianto normativo, dovrebbe essere oltre l’inflazione programmata, trovando nuovi fondi per un aumento medio di 200 euro nel triennio 18/21. Tuttavia io temo che il contratto sarà nuovamente caratterizzato da un aumento molto al di sotto delle nostre aspettative.

Chi sono i docenti vincolati?

Sono docenti che hanno avuto la sfortuna di essere stati immessi in ruolo dal 2020 in poi, ad oggi sono circa 81.000, essi sono stati discriminati dalla Legge 159 che nel 2019 per loro, e solo per loro, ha previsto un vincolo di 5 anni nella mobilità e cioè nei trasferimenti, nelle Utlilizzazioni e nelle Assegnazioni Provvisorie. Il vincolo poi dopo mesi di intense lotte, in sede Parlamentare con il DL73 ( Sostegni bis), di cui a vario titolo ognuno si è preso il merito, è stato trasformato da vincolo quinquennale in vincolo triennale.
C’ è oggi la convergenza tra le forze politiche e sindacali per abolire il vincolo nella mobilità dei neo immessi in ruolo, soprattutto per quanto riguarda le Utilizzazioni e le Assegnazioni Provvisorie dal 22/23.
Questa vertenza, che è diversa da quella dei docenti immobilizzati, ai quali i docenti vincolati sono stati erroneamente assimilati, può essere risolta a costo zero, ovviamente se ci sarà la volontà politica. Sulla problematica SBC ha preparato un ventaglio di proposte che sta sottoponendo agli interessati, ai sindacati e ai partiti.

I sindacati stanno svolgendo al meglio la loro attività?

I sindacati oggi attraversano un momento di crisi interna ed esterna, politicamente sono dei soggetti deboli e lo vediamo dalle continue incursioni della politica in ambito prettamente sindacale, durante il dicastero Azzolina furono addirittura messi in un angolo, era nota la idiosincrasia dell’ ex Ministra, peraltro ex sindacalista Anief e della sua parte politica nei confronti dei Sindacati.

Certo i Sindacati hanno un consenso formale nell’iscrizione finalizzata alla consulenza o nelle elezioni RSU, ma non hanno un consenso sostanziale nella categoria per quanto riguarda la capacità di aggregazione politica , basta leggere i giudizi negativi che insegnanti e ATA danno di sindacati e sindacalisti sui social, basta vedere i risultati degli scioperi e quanti lavoratori i sindacati riescono ad aggregare nelle manifestazioni oltre i loro attivisti, RSU e dirigenti.

A volte i sindacati arrivano troppo tardi, alcuni poi si limitano ai soliti comunicati stampa, qualche altro invece sceglie la strada del ricorso ad ogni costo. Il sindacato di base , nato sul finire degli anni Ottanta, vittima di sé stesso e del suo settarismo, è poi quasi scomparso.

Comunque la funzione del sindacato resta importante, i sindacati dovrebbero a mio parere ascoltare maggiormente i lavoratori e le istanze che da essi provengono, anche dai gruppi Facebook che invece guardano con fastidio e sospetto, da comitati e da associazioni di lavoratori attivi nelle scuole o su singole vertenze ma non inquadrati nelle tradizionali strutture sindacali.

Solo così il sindacato potrà ritrovare quella sintesi necessaria tra struttura organizzativa e lavoratori che oggi è molto deficitaria.

Un discorso importante poi riguarda la rappresentanza sindacale e le RSU nelle scuole.

Se i sindacati firmano i contratti nazionali ed integrativi erga omnes cioè per iscritti e non iscritti oggi la rappresentatività si deve misurare maggiormente sui voti su liste nazionali( non su quelle delle elezioni per le RSU) che sugli iscritti, 30% su iscritti e 70% sul voto.

Le RSU andrebbero poi riviste, perché oggi più che tutelare i lavoratori, sono strumenti in mano ai Dirigenti Scolastici, spesso le RSU fanno i loro interessi, e sono perfettamente integrate nella mappa di potere del Dirigente Scolastico. Ci sono eccezioni ma subiscono ritorsioni e isolamento nelle scuole e sono poco supportate dai sindacalisti territoriali.
I sindacati prendano atto che il sistema delle RSU è oramai fallito e che le RSU che avrebbero dovuto controllare il Dirigente Scolastico ora sono diventate strumento del Dirigente per il controllo dei lavoratori.

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