Il lavoro sommerso dei docenti di cui nessuno parla, mentre tutti sottolineano le ferie che non sono tre mesi come dicono. La lettera.
Egregio Direttore,
Vorrei portare alla Sua attenzione la situazione che noi insegnanti affrontiamo quotidianamente nella scuola di oggi. Lavoro in un istituto scolastico di Roma, e ritengo sia fondamentale evidenziare alcune criticità che rendono il nostro lavoro sempre più impegnativo e complesso.
In primo luogo, i ricevimenti dei genitori. Nel nostro istituto, abbiamo dedicato tre ore settimanali al mese per ricevere i genitori durante la mattinata, oltre a due ricevimenti pomeridiani di tre ore ciascuno all’anno. Questi momenti sono indispensabili per il dialogo con le famiglie, ma sono solo una parte di un impegno che continua ben oltre. Molti genitori richiedono incontri online, scrivono email per chiarimenti di ogni genere, e ci tengono costantemente impegnati fuori dall’orario scolastico.
La preparazione e correzione dei compiti richiede un’infinità di ore. Le correzioni devono essere fatte seguendo la griglia di valutazione d’istituto e tutto deve essere registrato sul Registro Elettronico, strumento che, se da una parte ha reso più trasparente il nostro operato, dall’altra ha aumentato notevolmente il carico di lavoro burocratico.
Non possiamo dimenticare la preparazione e attuazione di PDP (Piani Didattici Personalizzati) per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), e PEI (Piani Educativi Individualizzati) per i ragazzi con certificazione ai sensi della Legge 104/92. Questo lavoro richiede una particolare attenzione e dedizione per garantire a ogni studente il diritto a un’istruzione adeguata.
A ciò si aggiungono le riunioni collegiali, le riunioni di dipartimento, i consigli di classe ordinari e straordinari (spesso convocati per problemi disciplinari), le riunioni del Gruppo di Lavoro Operativo (GLO), e altri incontri istituzionali. Lontani sono i giorni in cui la scuola era un ambiente più semplice e meno burocratizzato.
Infine, una nota sul numero di alunni per classe. Trovarsi a gestire classi di 28/29 alunni è disumano. La gestione di un numero così elevato di studenti rende difficile, se non impossibile, offrire a ciascuno l’attenzione e il supporto di cui avrebbe bisogno. Non tutte le scuole e non tutti i territori sono uguali, e so che la situazione può variare, ma in una grande città come Roma le sfide sono particolarmente accentuate.
Questa non vuole essere una lamentela fine a sé stessa, ma un invito a riflettere sulle condizioni in cui siamo chiamati a svolgere il nostro ruolo di educatori. La scuola di oggi richiede risorse e supporto adeguati per poter rispondere alle esigenze di un’utenza sempre più variegata e connessa. Spero che queste riflessioni possano contribuire a un dialogo costruttivo sul futuro della nostra istruzione.
Cordialmente,
Sabino G.
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