Anche nel 2025 le pensioni potrebbero subire decurtazioni all’adeguamento contro l’inflazione. È quanto emerge dalle indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, secondo cui è improbabile un ritorno al meccanismo standard che prevede la rivalutazione piena (100%) per tutti gli assegni.
L’ipotesi più probabile è la conferma del sistema a “décalage” già adottato per il 2024, che riduce progressivamente l’incremento per le pensioni superiori a 4 volte il minimo INPS. Si applica dunque una rivalutazione del 100% per gli importi fino a 2.271 euro, che scende al 22% per gli assegni oltre le 10 volte il minimo.
Anche nello scenario più ottimista, con un’inflazione stimata all’1,5%, soltanto i titolari di pensioni fino a 4 volte il minimo (2.271 euro) potrebbero beneficiare dell’adeguamento pieno. Per tutti gli altri, gli incrementi sarebbero inferiori a causa del meccanismo del décalage.
I sindacati hanno già espresso allarme per questa prospettiva, che va a colpire una quota crescente di pensionati. Privandoli di parte del potere d’acquisto degli assegni, per di più in un periodo di crisi economica e rincari generalizzati. Chiedono di ripristinare la piena indicizzazione per assicurare il dovuto sostegno al reddito dei pensionati.
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