Con un’Italia sempre più vecchia e un calo costante delle nascite, quanto a lungo il nostro sistema pensionistico sarà in grado di reggere?
Il Presidente Inps Fava assicura sostenibilità a breve, ma occhio al futuro.
Lo scorso rapporto dell’Inps ha lanciato l’allarme: il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione, non compensati dall’immigrazione, stanno generando uno squilibrio tra contribuenti e pensionati. Se ci saranno sempre meno lavoratori, diventerà più oneroso pagare gli assegni previdenziali.
Attualmente l’Italia è il secondo Paese in UE per spesa pensionistica sul PIL, dopo la Grecia. L’età media di uscita dal lavoro è di 64 anni, nonostante il limite di legge sia fissato a 67 anni. Gli assegni sono aumentati ma rimanendo al di sotto dell’inflazione, riducendo il potere d’acquisto.
L’occupazione record alimenta le casse Inps ma permangono sacche di precarietà, specialmente tra giovani e donne. Queste ultime percepiscono pensioni e stipendi inferiori rispetto agli uomini ed hanno maggiori probabilità di interrompere la carriera dopo la maternità.
Il Presidente Inps rassicura sulla sostenibilità a breve, ma senza un’inversione di tendenza le prospettive a lungo termine appaiono incerte. Un “inverno demografico” prolungato potrebbe mettere a rischio l’equilibrio del sistema previdenziale italiano.
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