Ordinamento scolastico…parliamone…in modo critico!

Il sistema scolastico italiano non è fra i più avanzati d’Europa, molto costoso con poche risorse strutturate e consolidate. Le risorse a disposizione sono distribuiti senza apparente progettualità e l’analisi delle criticità e dei disagi lo conferma. La dispersione scolastica è molto estesa, in crescita, le statistiche non hanno risposte ai bisogni di programmazione scolastica in quanto non entrano in profondità ad analizzare le intersezioni fra componenti diverse dalla scuola. Un quadro completo del disagio scolastico in relazione al sociale non esiste. In ogni caso la Scuola è un gigante addormentato con molte più potenzialità di quelle che esprime, un costo eccessivo con risultati deludenti.

Quali le cause? La qualità dei docenti e della docenza? L’organizzazione e la strutturazione ordinamentale ottocentesca che affonda le sue radici forti nella riforma Gentiliana?

Per capirlo basta provare a passare da un Liceo ad un Tecnico e forse ci riuscirete, il contrario è impossibile. Il biennio comune è una chimera, una fantasia di qualche politico incapace e incompetente. Per rendersi conto del problema basta avere un figlio/a in età scolare e ci si scontra contro un muto di regole, regolette, abusi veri o presunti per cui l’educazione e la formazione sono, in realtà, legate alla buna volontà del singolo docente incapace di lavorare veramente in gruppo.

Innanzitutto, è vero che il sistema scolastico italiano ha radici storiche che affondano nella riforma Gentiliana, un modello ordinamentale che risente di una rigidità strutturale e di una stratificazione che spesso ostacola l’adattamento ai bisogni contemporanei. Questo rende difficoltoso introdurre riforme capaci di superare la netta separazione tra indirizzi di studio (come Licei e Istituti Tecnici) e creare un percorso formativo più fluido e inclusivo, come il biennio comune, che potrebbe aiutare a ridurre la dispersione scolastica e favorire un orientamento più consapevole degli studenti.

Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse, la mancanza di una progettualità chiara è una problematica diffusa. Le risorse finanziarie spesso sembrano allocate senza un piano strategico di lungo termine, con interventi che cercano di tamponare criticità immediate piuttosto che affrontare le radici dei problemi. Questo porta a una percezione di inefficienza, soprattutto quando si vedono costi elevati non accompagnati da un miglioramento tangibile degli esiti scolastici.

La dispersione scolastica, in crescita in diverse aree del Paese, è un indicatore che evidenzia la difficoltà della scuola nell’intercettare e rispondere ai bisogni di una parte consistente della popolazione studentesca. Le cause sono molteplici e la scuola non può essere vista isolatamente. I problemi sociali, economici e familiari giocano un ruolo determinante nel percorso educativo di uno studente, e il sistema scolastico italiano fatica a integrare questi fattori nel suo approccio, mancando una visione d’insieme che comprenda l’interazione tra scuola e contesto sociale.

Un altro punto fondamentale è la qualità dell’insegnamento e la capacità di lavorare in gruppo. La frammentazione e l’autonomia individuale dei docenti, unita alla carenza di collaborazione sistemica, rischiano di compromettere la coerenza didattica e educativa all’interno degli istituti. La qualità della docenza è certamente variabile e, in un sistema che tende a essere ancora troppo burocratizzato e con poche risorse per la formazione continua, può diventare difficile garantire un miglioramento costante.

In sintesi, il sistema scolastico italiano sembra essere bloccato da una pesante eredità storica, dalla mancanza di una visione sistemica e dall’incapacità di rispondere in modo dinamico alle esigenze della società contemporanea. Tuttavia è un “gigante addormentato”: le potenzialità ci sono, ma devono essere risvegliate da riforme radicali che affrontino la flessibilità dei percorsi di studio, la collaborazione tra scuola e società e la valorizzazione del capitale umano docente attraverso una formazione continua e coordinata.

Approfondiamo ciascun aspetto critico del sistema scolastico italiano, cercando soluzioni pratiche e non limitate a considerazioni etiche o morali, ma che puntino a migliorare la struttura, la gestione e i risultati concreti.

  1. Riforma strutturale e flessibilità dei percorsi formativi

Il sistema scolastico italiano è radicato in una tradizione ottocentesca, soprattutto con la Riforma Gentiliana, che impone una rigida separazione tra Licei e Istituti Tecnici. Questa separazione rende difficile la mobilità tra indirizzi di studio e limita la flessibilità del percorso formativo degli studenti.

Soluzioni pratiche:

Piuttosto che restare una “chimera”, il biennio comune può essere realizzato concretamente attraverso una revisione dei programmi didattici, con una base curricolare omogenea per tutti gli indirizzi, dando maggiore peso a competenze trasversali come la comunicazione, il pensiero critico e l’educazione civica. Questo aiuterebbe gli studenti a decidere il proprio percorso di studi in modo più consapevole, riducendo la dispersione scolastica.

Creare passaggi facilitati tra indirizzi diversi, sia tra Licei e Tecnici che verso i Professionali, con percorsi di recupero mirati e crediti formativi riconosciuti. Così si darebbe agli studenti più opzioni per cambiare percorso senza “perdere anni”.

Introdurre una didattica più modulare e flessibile, che permetta di personalizzare parte del piano di studi in base alle inclinazioni dello studente, favorendo un approccio più dinamico all’apprendimento.

  1. Gestione delle risorse e pianificazione strategica

Una delle critiche principali riguarda la distribuzione inefficiente delle risorse, spesso impiegate in modo non pianificato e senza una visione di lungo termine.

Soluzioni pratiche:

Coinvolgere le scuole nel processo decisionale riguardo alle risorse, ad esempio attraverso una pianificazione annuale che preveda la partecipazione dei dirigenti scolastici, dei docenti e del personale amministrativo. Ogni scuola conosce le proprie priorità e necessità meglio degli uffici centrali, quindi un modello decentralizzato permetterebbe una gestione più efficiente.

La pandemia ha mostrato quanto siano cruciali le infrastrutture digitali per la scuola. È necessario un piano nazionale per dotare ogni istituto di connessioni veloci e tecnologie adeguate, superando le disparità geografiche che attualmente penalizzano le aree meno servite.

È fondamentale destinare una quota fissa e costante di finanziamenti alla manutenzione delle strutture scolastiche. Una scuola moderna e ben mantenuta incide positivamente sulla motivazione degli studenti e del personale scolastico.

  1. Riduzione della dispersione scolastica

La dispersione scolastica rappresenta una piaga sociale in Italia, soprattutto in alcune aree geografiche, ed è sintomo di un sistema che non riesce a coinvolgere una parte significativa degli studenti.

Soluzioni pratiche:

Ogni scuola dovrebbe essere dotata di un team di psicologi e tutor per monitorare il benessere degli studenti e prevenire il disagio scolastico. Questi servizi dovrebbero essere accessibili e diffusi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alle aree a rischio.

Ampliare i programmi di alternanza scuola-lavoro o creare percorsi professionalizzanti che permettano ai giovani di ottenere competenze tecniche spendibili immediatamente nel mondo del lavoro. Questo potrebbe attrarre quegli studenti che vedono la scuola tradizionale come inutile o troppo distante dalle loro esigenze.

Rafforzare il legame tra scuola e famiglia attraverso programmi di sostegno e informazione per i genitori, specialmente in contesti di disagio sociale. La collaborazione scuola-famiglia è cruciale per affrontare il fenomeno della dispersione.

  1. Collaborazione tra scuola e società

Il sistema scolastico italiano spesso si trova isolato dalle altre componenti sociali, e manca una visione integrata che tenga conto del contesto in cui gli studenti vivono.

Soluzioni pratiche:

Introdurre modelli di rete tra scuole, enti locali, associazioni e servizi sociali per affrontare i problemi degli studenti in modo globale. Le scuole non devono essere isole, ma piuttosto nodi in una rete di sostegno più ampia che includa il territorio e la comunità.

Creare programmi di mentorship tra studenti e figure professionali della comunità locale, che possano ispirare i giovani e guidarli verso scelte di vita consapevoli.

Collaborare con i servizi sociali per identificare precocemente le famiglie in difficoltà economica o sociale e offrire loro un supporto concreto, sia educativo che materiale, come sussidi per l’acquisto di libri e strumenti digitali.

  1. Valorizzazione della qualità della docenza

Uno degli aspetti più critici che sollevi riguarda la qualità della docenza e l’incapacità di molti insegnanti di lavorare in gruppo e di fare rete.

Soluzioni pratiche:

Introdurre un sistema di formazione continua obbligatoria per i docenti, non solo nelle competenze tecniche e didattiche, ma anche nelle competenze relazionali e collaborative. Una formazione ben strutturata, costante e remunerata incentiverebbe il miglioramento professionale e permetterebbe ai docenti di adattarsi meglio ai cambiamenti.

È importante superare il tabù della valutazione dei docenti. Un sistema di valutazione trasparente, basato su obiettivi di miglioramento chiari, può essere un incentivo per la crescita personale e professionale, collegato anche a incentivi economici o di progressione di carriera.

Introdurre incentivi per progetti di team teaching e collaborazione interdisciplinare, in modo che i docenti imparino a lavorare insieme in modo strutturato. Questi progetti potrebbero includere la progettazione di curricoli integrati e attività di apprendimento collaborativo.

La scuola italiana ha un grande potenziale, ma per risvegliarlo è necessaria una trasformazione sistemica che vada oltre le sole considerazioni etiche e morali. Interventi concreti nelle strutture, una maggiore flessibilità nei percorsi, una migliore gestione delle risorse e una forte valorizzazione della figura del docente sono elementi chiave per riportare la scuola al centro della crescita culturale e sociale del Paese. La trasformazione richiede un impegno corale tra istituzioni, famiglie e comunità per costruire un sistema scolastico che risponda davvero ai bisogni del presente e del futuro.

L’idea di aumentare le ore di servizio dei docenti a 24 o 36 ore settimanali, paragonandole a quelle di altri dipendenti pubblici, tocca un punto fondamentale: la necessità di rafforzare la collaborazione e il lavoro di gruppo all’interno della scuola. Attualmente, il modello di insegnamento in Italia lascia gran parte delle attività didattiche e organizzative alla singola responsabilità del docente, con poche occasioni per un vero lavoro di team.

  1. Incentivare il lavoro di gruppo attraverso un orario più strutturato

L’aumento delle ore settimanali potrebbe essere utilizzato per strutturare una parte del tempo lavorativo dedicata esclusivamente a riunioni di gruppo, progettazione didattica comune e lavoro interdisciplinare. Oggi, la maggior parte del tempo lavorativo dei docenti è dedicato alla preparazione delle lezioni e alla correzione dei compiti, con poco spazio per la collaborazione attiva tra colleghi.

Con un incremento delle ore contrattuali, si potrebbe riservare una porzione significativa del tempo a:

  • Progettazione didattica condivisa: gruppi di docenti potrebbero lavorare insieme per sviluppare percorsi formativi integrati, per esempio creando progetti interdisciplinari o attività educative trasversali che coinvolgano più materie.
  • Monitoraggio degli studenti: dedicare più tempo al confronto tra insegnanti per monitorare il progresso degli studenti e sviluppare strategie comuni di intervento nei casi di difficoltà o disagio scolastico.
  • Formazione interna: organizzare sessioni di formazione tra pari (peer learning) o gruppi di studio su temi rilevanti per la didattica e l’educazione, utilizzando le competenze interne alla scuola per migliorare il sapere comune.
  1. Distribuzione più equa del carico di lavoro

Un aumento delle ore di servizio, con un’organizzazione del lavoro più sistematica, contribuirebbe a distribuire il carico di lavoro in modo più equo tra i docenti. Attualmente, molte attività collegiali, come la partecipazione ai Consigli di classe, la gestione dei rapporti con le famiglie, e la partecipazione a commissioni, ricadono solo su un numero limitato di insegnanti. Un orario ampliato consentirebbe di distribuire queste attività su un maggior numero di docenti, evitando sovraccarichi a pochi e promuovendo una cultura della condivisione delle responsabilità.

  1. Miglioramento della qualità didattica

L’aumento delle ore non dovrebbe concentrarsi solo sull’aspetto quantitativo, ma favorire una maggiore qualità dell’insegnamento. Le ore di lavoro aggiuntive potrebbero essere destinate alla sperimentazione di nuove metodologie didattiche, all’aggiornamento continuo e alla condivisione di pratiche innovative tra colleghi. Ad esempio, docenti con competenze tecnologiche potrebbero formare i colleghi su strumenti digitali, migliorando la qualità della didattica a distanza o dell’uso di tecnologie in classe.

  1. Rafforzare l’identità professionale del docente

Estendere l’orario di lavoro a 24 o 36 ore settimanali, includendo attività collegiali, progettuali e di coordinamento, contribuirebbe anche a riconoscere maggiormente il ruolo professionale del docente come un “dipendente pubblico” a tutti gli effetti. In Italia, l’insegnamento viene spesso percepito come un lavoro semi-autonomo, senza una chiara integrazione nelle dinamiche di gruppo e nelle responsabilità condivise. Ampliando l’orario, il docente assumerebbe una posizione più allineata agli altri lavoratori pubblici, con un’identità professionale più solida e riconosciuta.

  1. Creazione di un ambiente scolastico più coeso

Il lavoro di gruppo e la maggiore interazione tra colleghi promossa dall’aumento delle ore potrebbe portare a una scuola più coesa, in cui le decisioni sono prese collettivamente e le responsabilità sono condivise. Questa maggiore cooperazione potrebbe riflettersi anche nella creazione di un ambiente scolastico più sano e proattivo per gli studenti, in cui le regole e le linee guida sono il frutto di un dialogo costante tra tutti gli attori della scuola.

L’aumento delle ore di servizio per i docenti a 24 o 36 ore settimanali non deve essere visto solo come una misura quantitativa, ma come un’opportunità per ripensare il modo in cui la scuola funziona internamente. Rafforzando il lavoro di gruppo, migliorando la progettazione didattica condivisa e valorizzando il ruolo dei docenti all’interno del sistema pubblico, si può creare un ambiente più efficiente e orientato alla crescita. Questo modello potrebbe portare a una scuola più dinamica e capace di rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo, sia in termini di insegnamento che di integrazione sociale.

La proposta di un aumento delle ore di servizio per i docenti, se condivisa e sostenuta dalle organizzazioni sindacali, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione copernicana nel sistema scolastico italiano. Un cambiamento di questo calibro avrebbe ripercussioni significative non solo sull’efficacia didattica, ma anche sull’approccio educativo e sul ruolo sociale della scuola.

  1. Costruzione di un consenso tra le parti

Per attuare una riforma di tale portata, è essenziale coinvolgere attivamente le organizzazioni sindacali. Un dialogo aperto e collaborativo permetterebbe di discutere e modellare la proposta in modo che risponda alle esigenze di tutte le parti interessate: insegnanti, dirigenti scolastici, studenti e famiglie. Creare un consenso sui benefici di un maggior numero di ore di servizio può trasformare questa idea in un obiettivo comune, superando le resistenze iniziali e contribuendo a un cambiamento positivo.

  1. Incremento della qualità dell’istruzione

L’aumento delle ore di servizio non solo offrirebbe ai docenti il tempo necessario per collaborare e progettare attività didattiche innovative, ma migliorerebbe anche la qualità dell’istruzione. La possibilità di pianificare insieme percorsi formativi più completi, diversificati e interattivi potrebbe tradursi in un apprendimento più significativo per gli studenti. La condivisione delle pratiche migliori tra insegnanti porterebbe a una didattica più efficace e coinvolgente.

  1. Rafforzamento del supporto sociale e psicologico

Un sistema scolastico in grado di lavorare in modo più integrato e coeso potrebbe anche affrontare in modo più efficace le problematiche sociali e psicologiche degli studenti. Maggiore tempo e risorse dedicati a progettare interventi specifici per il supporto agli studenti in difficoltà, la prevenzione del bullismo e la promozione della salute mentale potrebbero creare un ambiente più inclusivo e accogliente. Inoltre, il coinvolgimento delle famiglie e della comunità in queste attività renderebbe la scuola un vero e proprio punto di riferimento per il benessere sociale.

  1. Formazione continua e aggiornamento professionale

Con un incremento dell’orario di lavoro, si aprirebbero anche opportunità per la formazione continua. I docenti potrebbero partecipare a corsi di aggiornamento, seminari e laboratori, migliorando le proprie competenze e la propria professionalità. Questo investimento sulla formazione degli insegnanti sarebbe un passo fondamentale verso una didattica di alta qualità e in linea con le evoluzioni del mondo contemporaneo.

  1. Creazione di una comunità scolastica attiva

L’aumento delle ore di servizio, se ben strutturato, potrebbe promuovere un senso di comunità all’interno delle scuole. Con una maggiore interazione tra colleghi, la costruzione di relazioni solide e un lavoro di squadra più intenso, i docenti potrebbero sviluppare una cultura scolastica più collaborativa. Questo clima di cooperazione non solo giova agli insegnanti, ma ha anche un impatto diretto sugli studenti, che beneficiano di un ambiente scolastico positivo e stimolante.

Una riforma che prevede l’aumento delle ore di servizio per i docenti, accompagnata da una concertazione con le organizzazioni sindacali, può portare a una vera e propria rivoluzione copernicana nel sistema scolastico italiano. Questo cambiamento non solo migliorerebbe la qualità dell’istruzione e l’efficacia didattica, ma contribuirebbe anche a rafforzare il ruolo sociale della scuola. La creazione di una comunità scolastica coesa, in grado di rispondere alle sfide del mondo contemporaneo, è un obiettivo ambizioso ma necessario. È fondamentale affrontare il cambiamento in modo sistemico, coinvolgendo tutti gli attori in gioco e puntando a una visione condivisa del futuro della scuola.

Il tema dei diritti e doveri degli operatori scolastici è cruciale per il buon funzionamento del sistema educativo. Mentre i diritti sono dettagliatamente definiti nelle norme e nei contratti, i doveri appaiono spesso vaghi e poco strutturati, lasciando aperta la questione della responsabilità e della qualità del lavoro svolto dai docenti. Analizziamo questa situazione e consideriamo possibili soluzioni che vanno oltre il richiamo all’etica e alla morale.

  1. Riconoscimento della responsabilità professionale

È fondamentale che i doveri degli operatori scolastici siano specificati in modo chiaro e dettagliato. Questo dovrebbe includere aspettative precise sui risultati scolastici, il comportamento in classe e il coinvolgimento nei processi educativi. Le scuole potrebbero sviluppare linee guida specifiche che delineano i doveri professionali, creando una base solida su cui costruire una cultura della responsabilità.

  1. Valutazione del rendimento scolastico

Un altro aspetto cruciale è la creazione di sistemi di valutazione del rendimento scolastico che non si limitino a misurare i risultati degli studenti, ma considerino anche il contributo dei docenti. Questo potrebbe avvenire attraverso:

  • Obiettivi di apprendimento misurabili: stabilire obiettivi chiari e misurabili per ogni classe o corso, con strumenti di valutazione che misurino il progresso degli studenti.
  • Feedback regolare: fornire ai docenti feedback periodico sulla loro performance, basato sui risultati ottenuti dagli studenti, e offrire supporto per il miglioramento.
  1. Formazione continua e aggiornamento professionale

Per garantire che i docenti siano in grado di adempiere ai loro doveri, è essenziale promuovere la formazione continua. Le istituzioni scolastiche dovrebbero investire in programmi di sviluppo professionale che non solo migliorino le competenze didattiche, ma anche le capacità di gestione delle classi e di prevenzione dei conflitti. In questo modo, i docenti sarebbero meglio equipaggiati per affrontare le sfide quotidiane e garantire risultati positivi per i loro studenti.

  1. Creazione di un sistema di monitoraggio e responsabilità

Implementare un sistema di monitoraggio e responsabilità che permetta di intervenire in caso di scarso rendimento da parte dei docenti è fondamentale. Ciò potrebbe includere:

  • Osservazioni regolari: condurre osservazioni in aula da parte di supervisori o colleghi per garantire che gli standard di insegnamento siano rispettati.
  • Relazioni di performance: creare un sistema di relazioni che permetta di documentare eventuali problemi e segnalare quando un docente non sta adempiendo ai propri doveri.
  1. Sanzioni chiare e proporzionate

È necessario che le conseguenze di un comportamento inadeguato siano chiare e proporzionate. Le sanzioni dovrebbero essere stabilite in base a criteri oggettivi e trasparenti, per garantire che gli insegnanti siano consapevoli delle responsabilità legate al loro ruolo. Questo potrebbe includere misure disciplinari nei casi di reiterata negligenza o comportamento non conforme agli standard professionali.

  1. Promozione di un ambiente collaborativo

Infine, è importante promuovere un ambiente di lavoro collaborativo, in cui i docenti possano sostenersi a vicenda e lavorare insieme per migliorare le pratiche educative. La creazione di gruppi di lavoro, reti di supporto tra docenti e la promozione di una cultura del feedback reciproco possono contribuire a costruire un ambiente scolastico più positivo e proattivo.

In sintesi, la questione dei doveri degli operatori scolastici richiede un approccio più strutturato e responsabile. Definire chiaramente le responsabilità, promuovere la formazione continua e creare sistemi di monitoraggio e valutazione possono contribuire a garantire che gli insegnanti siano preparati a svolgere il loro ruolo in modo efficace. Solo attraverso un impegno condiviso per migliorare la qualità dell’insegnamento si potrà affrontare seriamente il problema della responsabilità nel sistema scolastico e garantire un’istruzione di qualità per tutti gli studenti.

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