Che fine hanno fatto le promesse fatte dal ministro Carrozza circa il nuovo orientamento? Forse la stessa fine dei musei gratis per i docenti? Certo è che nel primo caso sono le scuole ad affidarsi al vecchio fai da te, nell’altro caso i docenti a mettere mano al portafogli.
Le promesse fatte in pompa magna alla vigilia di Natale dal ministro Carrozza facevano pensare a una svolta e molti erano pronti a giurare che col 2014 ví sarebbe stato un nuovo inizio per l’orientamento scolastico. Ai circa sei milioni e mezzo di euro previsti dal decreto istruzione, prevalentemente per potenziare l’orientamento in uscita dei ragazzi delle superiori (da estendere anche agli studenti del quarto anno), si sarebbe dovuta affiancare, al ritorno dalle vacanze natalizie, una nota di indirizzo per consentire a dirigenti e insegnanti di mettere in pratica le novità: orientamento in raccordo con il territorio e soprattutto un tutor in ogni scuola. E ancora, formazione obbligatoria per tutti i docenti e master specifici. Infine una robusta campagna pubblicitaria, a base di spot su Rai Scuola e MTV, e un sito sul portale istruzione.it; il tutto per fornire informazioni e una guida efficace agli alunni delle medie, alle prese con la scelta del liceo e ai grandi da orientare verso l’università e il mondo del lavoro. Poco di tutto questo è avvenuto sul serio: della nota ministeriale promessa non c’è ancora traccia e la figura del tutor di istituto va sfumando nel limbo degli effetti annuncio. Solo gli spot e il sito sono partiti ma senza sortire lo sperato effetto chiarificatore, visto che a un mese dalla chiusura delle iscrizioni alle superiori una famiglia su due con figli in terza media non ha ancora scelto né l’indirizzo né l’istituto giusto, mentre i maturandi sono più impegnati sulle (costose) simulazioni “fai da te” dei test per le facoltà a numero chiuso esami previsti in primavera, che a navigare tra le informazioni piuttosto generiche proposte dal sito del ministero. Ma i ritardi sulla tabella di marcia del nuovo orientamento rischiano di creare parecchia confusione soprattutto alle singole scuole. Con il decreto istruzione e con la conferenza di fine anno del ministro, sembrava che il tutor dovesse essere cosa fatta già in gennaio, e invece i dirigenti navigano a vista senza indicazioni. Teoricamente ogni istituto dovrebbe già essere dotato di questa figura di riferimento, docente universitario, manager o imprenditore, ma continuano a mancare le istruzioni sui criteri di selezione, sulle caratteristiche specifiche e sulle retribuzioni dei tutor, dubbi che la nota ministeriale avrebbe dovuto chiarire. A questo punto è molto probabile che di tutta la questione si riparli il prossimo anno, anche perché tra circa un mese il termine per le iscrizioni sarà chiuso e con esso anche il tema dell’orientamento, al di là delle buone intenzioni, finirà col perdere inevitabilmente di mordente e di attualità fino al prossimo autunno. In alto mare anche la questione della formazione obbligatoria dei docenti sull’orientamento. Anche qui il decreto istruzione parla chiaro: le scuole devono provvedere. Ma come e con quali fondi non è dato sapere. Non bastano certo i poco più di sei milioni già stanziati, né si potrà provvedere con i fondi di istituto, in queste settimane pesantemente tagliati. E c’è chi avverte che rendere obbligatoria laformazione implica un cambiamento del profilo professionale e identitario dei docenti, con ricadute sia sulla progressione giuridica ed economica delle carriere degli insegnanti che sulla libertà di scelta per questi ultimi dell’ente o del soggetto riconosciuto presso il quale formarsi. Insomma una gran confusione che rischia, al di là degli annunci, di lasciare ancora una volta tutto come prima.
Di GIORGIO CANDELORA