PALERMO – Una denuncia dura e senza filtri quella di Aldo Mucci, rappresentante di SGS, che accende i riflettori sulla condizione del lavoro precario in Italia. In un’intervista recente, Mucci ha dichiarato: “Il dramma dell’incertezza, la violenza della precarietà che colpisce i diritti e la stessa dignità dei lavoratori, può essere definito come un rapporto di lavoro in un ambiente di mafia”.
Un’affermazione forte, che punta il dito contro un sistema che, secondo Mucci, ha trasformato la flessibilità lavorativa in una forma di schiavismo moderno. “Proviamo a immaginare la precarietà all’infinito, quando con qualche gioco delle tre carte, manipolati dalla stessa legge, si è precari a tempo indeterminato”, ha aggiunto il sindacalista.
Mucci evidenzia come le normative sul lavoro precario, introdotte negli ultimi quarant’anni, abbiano di fatto incentivato lo sfruttamento e la diffusione del lavoro nero, contrariamente agli obiettivi ufficiali. “Le leggi sulla precarietà dovevano servire a far emergere il lavoro sommerso. In realtà, hanno solo mascherato una deregulation sistematica del mercato del lavoro”, afferma.
Negli anni ‘70, ricorda Mucci, il contratto standard era a tempo indeterminato e tutelato dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il collocamento era pubblico e gestito tramite liste numeriche trasparenti. Oggi, invece, il mercato ha preso il sopravvento, smantellando le tutele e lasciando i lavoratori in balia della precarietà permanente.
“Oggi il precariato è dilagante, la disoccupazione è esplosa e il lavoro nero prolifera indisturbato”, denuncia. Secondo Mucci, il lavoro precario non è solo un problema economico, ma una vera e propria emergenza sociale e democratica.
“Non è più tempo di combattere la precarietà solo per ragioni economiche. Va fatto nel nome della libertà, della dignità e dei diritti fondamentali della persona, in nome del popolo e della democrazia”, conclude Mucci.
Le parole del sindacalista aprono una riflessione profonda sul modello sociale attuale e pongono l’accento su una necessità sempre più urgente: riformare il mercato del lavoro per restituire stabilità, equità e dignità ai lavoratori, soprattutto alle giovani generazioni lasciate senza prospettive.
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