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Mobilitazioni in tutta Italia, Piccolotti: oltre 30.000 precari senza futuro, mentre il governo resta indifferente

Università a rischio: ricercatori in piazza contro i tagli al settore pubblico

Roma, 20 marzo 2025 – Oggi, in numerose città italiane, si stanno svolgendo mobilitazioni a difesa dell’università pubblica. Docenti, ricercatori e dottorandi protestano contro i tagli ai bilanci universitari, che rischiano di avere conseguenze disastrose per il futuro della ricerca e dell’istruzione nel nostro Paese. Si tratta di un taglio di 500 milioni di euro per il 2024 e di oltre 700 milioni nel triennio 2025-2027, un duro colpo per migliaia di lavoratori del settore accademico.

Secondo Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi Sinistra e membro della Commissione Cultura di Montecitorio, la situazione è estremamente grave: “Sono circa 30.000 i precari in scadenza tra assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato, mentre 40.000 dottorandi vedranno presto terminare la loro borsa di studio senza alcuna prospettiva per il futuro”. A peggiorare ulteriormente il quadro, c’è il contestato DdL 1240, attualmente fermo in Senato, che potrebbe portare a una maggiore precarizzazione della ricerca accademica.

Il futuro della ricerca italiana è a rischio

Il problema, sottolinea Piccolotti, è l’assoluta indifferenza del governo nei confronti di questa crisi. “Se si fosse trattato della chiusura di un grande impianto produttivo, almeno ci sarebbe stata una finta preoccupazione da parte del governo e dei media. Invece, poiché si parla di migliaia di ricercatori e docenti precari, nessuno sembra curarsene”, ha dichiarato.

Il rischio è chiaro: senza un piano di investimenti e stabilizzazione, l’Italia continuerà a perdere i suoi migliori talenti, costringendoli a cercare opportunità all’estero. “Si parla sempre di diritto a restare in Italia, ma evidentemente il governo non considera il diritto a restare dei ricercatori come una priorità”, conclude Piccolotti.

Università e ricerca: una battaglia per il futuro

Il taglio dei fondi e l’assenza di politiche concrete per garantire la continuità della ricerca pubblica rischiano di compromettere non solo il futuro di migliaia di lavoratori, ma anche le prospettive economiche del Paese. L’università pubblica rappresenta un pilastro fondamentale per l’innovazione e la crescita, e il suo indebolimento potrebbe avere ripercussioni a lungo termine su tutto il sistema produttivo nazionale.

La mobilitazione odierna mira a riportare l’attenzione su questo tema cruciale, con la speranza che il governo intervenga prima che sia troppo tardi.

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