ROMA – La riforma degli Istituti Tecnici e Professionali proposta dal Ministro Valditara sta sollevando numerose preoccupazioni nel mondo della scuola. Secondo alcuni analisti, introdurre il concetto di “filiera formativa” e “addestramento” rischierebbe di enfatizzare un approccio eccessivamente pratico e vocazionale, riducendo lo spazio per lo sviluppo del pensiero critico.
Come spiega il deputato Antonio Caso, capogruppo M5S in Commissione Cultura, una visione così rigida legata alle esigenze contingenti delle aziende potrebbe rendere gli studenti poco flessibili di fronte ai cambiamenti socio-economici. Inoltre, considerare la scuola come mero fornitore di manodopera a basso costo snaturerebbe il suo ruolo di educazione delle persone.
Gli esperti temono che, senza un’adeguata preparazione di base, i giovani rischierebbero di non sviluppare competenze trasversali come la capacità di apprendimento continuo e il pensiero critico, fondamentali per adattarsi al mondo del lavoro in rapida evoluzione.
Secondo alcuni, il Ddl appare troppo affrettato e carente di una visione organica, rischiando di creare una pericolosa frattura tra la formazione pubblica e le reali esigenze del tessuto produttivo. Occorrerebbe un dialogo costruttivo tra istituzioni, mondo della scuola e imprese per definire una riforma degli Its capace di conciliare le molteplici dimensioni della preparazione dei giovani.
Un approccio poco equilibrato potrebbe compromettere seriamente le potenzialità di questi istituti nel loro importante compito di ridurre il mismatching tra domanda e offerta di competenze.
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