Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha recentemente celebrato come un grande successo l’aumento delle iscrizioni al Liceo del Made in Italy, un indirizzo scolastico lanciato con l’obiettivo di valorizzare le eccellenze produttive italiane. Secondo il ministero, le iscrizioni sono cresciute del 21,7% rispetto all’anno precedente, passando da 420 a 511 studenti su scala nazionale.
Tuttavia, i dati sbandierati sono stati accolti con forte scetticismo da parte dell’opposizione. La deputata di Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti, membro della Commissione Cultura della Camera, ha commentato duramente l’annuncio, definendolo “il sogno proibito di un ministro ridicolo”.
“Nel 2024 – ha dichiarato Piccolotti – uno studente ogni 1.333 ha scelto il Liceo del Made in Italy, pari allo 0,075%. Nel 2025 siamo a uno ogni 1.075, cioè lo 0,093%. Numeri irrisori, spacciati per un trionfo. Se nel 2026 riuscirà ad andare sotto lo 0,1%, sarà davvero un record… di insuccesso”.
Una polemica che accende il dibattito sul futuro dell’istruzione
L’intervento della parlamentare riaccende il dibattito sull’efficacia delle politiche scolastiche adottate negli ultimi anni. Se da un lato il ministero evidenzia la necessità di collegare il sistema educativo alle specificità dell’economia italiana, dall’altro c’è chi vede in queste iniziative solo operazioni simboliche con scarso impatto reale.
Il Liceo del Made in Italy nasce con l’intento di formare studenti preparati per affrontare le sfide del mercato globale partendo dai punti di forza del tessuto imprenditoriale nazionale. Tuttavia, l’attuale numero di iscritti fa emergere più dubbi che certezze sulla reale attrattività di questo percorso formativo.
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