Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, le iscrizioni nelle scuole italiane registreranno un decremento di oltre 120.000 unità per l’anno scolastico 2022/2023. Un calo generalizzato dovuto principalmente alle dinamiche demografiche negative che investono il nostro Paese ormai da diversi anni.
Come spiegano gli esperti, il perdurare della crisi economica e il precariato lavorativo stanno scoraggiando i giovani dal metter su famiglia, con ricadute significative sul numero di nascite. L’Istat conferma questo trend, registrando nel 2021 il minimo storico di nuovi nati sotto la soglia delle 400.000 unità.
Questa diminuzione progressiva degli alunni avrà inevitabili ripercussioni sugli organici scolastici: meno iscritti equivalgono a un minor fabbisogno di insegnanti e personale ATA. Secondo le stime del Ministero, il calo demografico potrebbe causare la scomparsa di circa 4.800 classi in tutta Italia rispetto all’anno precedente.
Nonostante ciò, per il prossimo anno scolastico il Governo ha confermato l’organico docenti, cercando di redistribuire gli insegnanti per evitare eccessive contrazioni. Tuttavia, se non verrà invertita la rotta, il sistema scolastico nazionale dovrà rivedere i propri parametri e piani didattici per adattarsi a un progressivo spopolamento degli istituti, che secondo le proiezioni Istat potrebbe portare a 500.000 alunni in meno entro il 2030.
Un allarme da non sottovalutare, che impone una riflessione seria sulla situazione demografica del Paese e sulle relative ricadute in ambito educativo e sociale.
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