L’algoritmo per la scelta delle supplenze da graduatorie provinciali non ha funzionato, sia nella prima convocazione, sia in quelle successive e, con dati sbagliati e incompleti, moltissimi docenti precari si ritrovano a ottobre ancora senza cattedra.
La situazione è diventata insostenibile in molte province, ma è nella capitale che si registrano i dati più preoccupanti.
Infatti, docenti in posizione altissima in graduatoria hanno lasciato la cattedra in favore degli “avente diritto individuato dall’ATP”, colleghi in una notevole posizione più bassa della loro.
Si sta ancora assistendo alla digitalizzazione di una scuola burocraticamente arcaica, che procede a tentoni tra le direttive di un Ministero, che sembra non conoscere le proprie scuole, e la propria stessa natura preistorica.
Nella settimana di Ferragosto è stato chiesto ai docenti precari di esprimere le preferenze per l’assegnazione di supplenze a tempo determinato.
Le preferenze espresse sono state inserite quasi al buio, date le scarsissime, e dunque palesemente non veritiere, disponibilità pubblicate dagli uffici provinciali scolastici.
Vengono pubblicate le prime convocazioni assegnate dall’algoritmo: docenti superati da altri docenti, errori nel sistema e docenti senza alcuna proposta di contratto.
E-mail, PEC, telefonate degli interessati alle istituzioni preposte non hanno ricevuto risposta.
Intanto, le singole scuole hanno iniziato le convocazioni e molte persone hanno accettato le supplenze da graduatorie di istituto, alcune al 31 agosto (si pensi un po’!), altre al 30 giugno e altre ancora di diversa durata.
Anche le graduatorie di istituto in molte province non risultano aggiornate, o meglio, non sono stati inseriti gli elenchi aggiuntivi di I fascia.
Il rischio è che prenda una supplenza da MAD qualsiasi aspirante docente piuttosto che un neolaureato e abilitato all’insegnamento.
In sostanza, le cattedre sono ancora scoperte e non per mancanza di docenti, ma per un sistema di reclutamento che non funziona, che cambia ogni anno, che fa impazzire le persone ogni anno e che ogni anno si vende all’opinione pubblica come migliore di quello precedente.
Gli insegnanti non hanno sbagliato la compilazione delle preferenze delle scuole, forse hanno sbagliato professione in un Paese che non ammette i problemi né risolve gli errori, che non solo non valorizza, ma umilia le risorse umane e i professionisti dell’istruzione.
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