Negli ultimi anni, le riforme nella scuola italiana hanno sollevato sempre più dubbi e critiche. L’ultimo decreto sul reclutamento e aggiornamento degli insegnanti è stato definito come “l’ennesimo capitolo dello smantellamento del sistema scolastico pubblico”. Ma qual è la realtà? E soprattutto, c’è una via d’uscita da questa impasse?
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Uno degli aspetti più discussi riguarda la formazione continua dei docenti. Secondo gli esperti, trova troppo spazio il “burocratese” a scapito delle reali esigenze didattiche. Dei 9 campi formativi previsti dal decreto, solo uno è dedicato alle discipline d’insegnamento, mentre gli altri toccano temi come progettazione europea, valutazione, digitale.
Inoltre, si temono ripercussioni negative sul reclutamento di nuovi insegnanti, chiamati a formarsi troppo presto su gestione e burocrazia anziché sulle conoscenze disciplinari. Il rischio paventato è la diffusione di una didattica priva di contenuti, basata solo su formule standard.
Gli allarmi provengono da più parti ma le soluzioni tardano. È necessario un confronto costruttivo tra esperti e decisori per valorizzare davvero il ruolo docente e rispondere ai bisogni reali di studenti e famiglie. Una scuola che funzioni è nell’interesse di tutti: il momento di agire è ora.
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