La nostra intervista al prof. Stefano Cavallini presidente ANIEF in Campania

Continuiamo le nostre interviste con i segretari Regionali della Campania dopo aver intervistato i segretari di Flc CGL e Uil Scuola , intervistiamo oggi il prof. Stefano Cavallini presidente in Campania dell’ANIEF.

Avevamo anche contattato i responsabili regionali di Cisl Scuola, SNALS Confsal, e Fgu Gilda, ma al momento non siamo ancora riusciti ad ottenere una loro intervista. Diamo la parola dunque a Stefano Cavallini che in Campania rappresenta l’Anief, il sindacato che per numero di iscritti e voti alle RSU ha da qualche anno raggiunto la rappresentatività ed è presente quindi ai tavoli contrattuali nazionali, regionali e di istituto.

Prof Cavallini, gli studenti campani torneranno nelle aule, ma purtroppo i problemi della scuola pare che restino sempre gli stessi e mai risolti. Può farci una breve panoramica delle problematiche della scuola Campana ad inizio del nuovo anno scolastico?

Beh se pensiamo all’inizio di questo anno, vedo dei peggioramenti rispetto agli anni passati anche per via del PNRR che, anche se è da considerare positivamente in senso assoluto, crea nell’immediato non poche problematiche.

Prima fra tutti ci sono molte scuole con problemi logistici per via delle ristrutturazioni degli edifici scolastici. Ciò comporta delle penalizzazioni per le scuole costrette a pensare a doppi turni o a respingere iscrizioni con ovvie ricadute negative su didattica e aspetti lavorativi. Inoltre quest’anno le immissioni in ruolo si avranno entro inizi dicembre per la maggior parte delle classi di concorso poiché non sono state pubblicate ancora le graduatorie dei vincitori dell’ultimo concorso PNRR. Siamo ovviamente favorevoli a immissioni in ruolo, ma ovviamente si rischia di avere docenti di ruolo in cattedra che sostituiscono supplenti a dicembre di quest’anno con ricadute negative e conseguenti disservizi per la didattica. Non dimentichiamo poi l’incompletezza degli organici nelle scuole con molti docenti e ata da nominare. Insomma un inizio in salita.

La scuola nella nostra regione e soprattutto nella provincia di Napoli nelle zone periferiche della città e del suo hinterland è caratterizzata da una percentuale molto alta di dispersione e di abbandoni, per anni questo fenomeno è stato affrontato in modo non strutturale ed episodico con progetti e interventi che si sono dimostrati, visti i risultati del tutto inadeguati.  Quali proposte potrebbero ridurre l’incidenza del fenomeno che è legato al disagio socioculturale di larghi strati della nostra popolazione.

Quest’anno l’Italia celebra un importante traguardo nella lotta alla dispersione scolastica. Secondo i dati Invalsi, il tasso di abbandono scolastico è sceso al 10,5%, il più basso da quando è iniziata la rilevazione nel 2019. Un risultato che avvicina il Paese all’obiettivo del 10,2% fissato dal PNRR per il 2025 e fa ben sperare per il raggiungimento del target europeo del 9% entro il 2030.Particolarmente incoraggiante è il calo della dispersione scolastica implicita, che riguarda i giovani che, pur terminando il percorso di studi, non acquisiscono le competenze fondamentali. Il tasso si attesta al 6,6%, in netto miglioramento rispetto all’8,7% del 2023. Un dato positivo che riguarda tutte le regioni, con il Sud e le Isole che scendono sotto la soglia psicologica del 10%. Ricordiamo che il MIM ha messo in campo diverse iniziative per contrastare la dispersione scolastica e le disuguaglianze territoriali tra cui le Agende Nord e Sud finanziate con 545 milioni di euro o il Piano Estate, che prevede l’apertura di oltre 4.500 scuole durante i mesi estivi. Un’opportunità importante per garantire continuità educativa e contrastare la povertà educativa.

Ora visto che queste iniziative stanno dando dei frutti e si sono potute realizzare con investimenti soprattutto nel personale scolastico, la proposta è quella di non diminuire gli attuali organici, anzi assumere su tutto l’organico libero e disponibile trasformando l’organico di fatto in diritto per i docenti e non depotenziare l’organico ATA per il decremento degli alunni per via della denatalità. La strada intrapresa è quella giusta, ora non bisogna abbandonarla

La denatalità è un fenomeno che caratterizza ormai anche la nostra regione, vede con preoccupazione questo fenomeno alla luce degli organici e della loro stabilizzazione nei prossimi anni?

E come potrebbe non preoccuparmi questa situazione. Negli ultimi anni anche avendo diminuzioni considerevoli di alunni in regione, dell’ordine di 10-15000 alunni in meno all’anno, gli organici non sono diminuiti per via del Covid. Ma già da quest’anno qualcosa è cambiata, non tanto in organico di diritto ma sicuramente in organico di fatto……se non si verifica quanto auspicato precedentemente ma si considera la scuola solo come una spesa infruttifera prima o poi questa denatalità la pagheremo fortemente in termini di organici e quindi di posti di lavori che inevitabilmente incideranno sulla didattica. Già abbiamo visto con gli oltre 120 accorpamenti di scuole l’anno scorso come la Campania sia stata la regione più penalizzata da questa misura (la Sicilia, seconda regione colpita ha visto accorpare poco più di 80 istituti)….poi con l’autonomia differenziata questi aspetti non possono che peggiorare.

In Italia si assume poco nella scuola, molto meno dei posti vacanti e neppure su tutti i posti autorizzati dal Mef. Quali sono le proposte dell’Anief  sul precariato, oggi in Italia 1/3 del personale è precario e ogni anno lo Stato sottoscrive 250.000 supplenze annuali anche se per il Ministro sono 165.000?

Alcune cose le ho anticipate ma le proposte Anief sono semplici: trasformare tutto l’organico di fatto in organico di diritto, ripristinare il doppio canale di reclutamento trasformando le GPS in un canale di reclutamento e avviare percorsi di specializzazione sostegno in base alle necessità delle istituzioni scolastiche che ogni anno aumentano le richieste di docenti di sostegno.

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