Il peso della crisi lo ha sostenuto la scuola, fra tagli agli organici e stipendi che hanno perso potere di acquisto. Fra gli statali è stata proprio la scuola a rimetterci di più e se ne sono accorti anche i diretti interessati. I dipendenti del comparto, a differenza dei loro colleghi statali non possono contare su buoni pasto ed altri benefit.
Rinnovo dei contratti della scuola: il comparto ha perso più di tutti
Il Sole24Ore, con un articolo a firma di Gianni?Trovati, ha evidenziato come la scuola a differenza di altri settori abbia pagato un conto maggiore. Il giornalista evidenzia che: “Dal 2010 lo stipendio medio reale nella scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto, e quello dei tecnici dell’università ha lasciato per strada l’11,8%. Nello stesso periodo, la busta paga tipo nelle Autorità indipendenti (Antitrust, Privacy, Energia eccetera) è cresciuta del 7,6%, negli enti pubblici come l’eterno abolendo Cnel o DigitPa (oggi agenzia per l’Italia digitale) è aumentata del 7% mentre Palazzo Chigi non segna impennate, ma riesce comunque a difendersi dal carovita: e a conservare il +23,5% raggranellato prima della crisi. Insomma: nella pubblica amministrazione la cultura non paga, l’autonomia sì”. Da questi numeri si evince quale sia il vero interessa della politica nei confronti della qualità della scuola, negli investimenti e soprattutto nella valorizzazione del personale.
Rinnovo del contratto della scuola, occorre diversificare gli aumenti
A questo punto ci chiediamo se non sia il caso di diversificare gli aumenti derivati dal rinnovo contrattuale riconoscendo proprio al comparto scuola un aumento maggiore rispetto ai loro colleghi degli altri settori, alcune associazioni di docenti chiedono 200 Euro netti di aumento e a sostegno della loro tesi hanno lanciato anche una petizione online che sta raccogliendo parecchio consenso e firme fra i dipendenti dell’Istruzione. L’associazione che l’ha lanciata è professioneinsegnante da sempre critica verso l’attuale rappresentanza sindacale, secondo l’associazione più votata a tutela dei propri privilegi che in quelli dei lavoratori.