Iniziamo la nostra intervista con un problema ormai strutturale per quanto riguarda le politiche del personale della scuola, il precariato dei docenti, fenomeno unico in Europa per cui il nostro Paese è stato anche sanzionato: 1 docente su 4 oggi è supplente annuale, malgrado le dichiarazioni del Ministro Valditara, il fenomeno quantitativamente è preoccupante per la stessa qualità dell’offerta formativa e per la continuità didattica, soprattutto in alcune aree del nostro Paese. Qual è la posizione della Gilda degli insegnanti sul problema e cosa propone alla vigilia del prossimo bando di un nuovo concorso ordinario, l’ultimo della fase transitoria del PNRR.
Il nuovo sistema di reclutamento inserito dall’ex Ministro Patrizio Bianchi nel PNRR, definito un percorso ad ostacoli, a suo avviso è idoneo a reclutare i nuovi docenti nella scuola anche in previsione dell’alto numero di pensionati, circa 500.000 che si prevedono entro i prossimi 10 anni? Non sarebbe il caso di ricontrattare con Bruxelles questo complesso sistema che pare respingere i giovani dall’insegnamento? Non corriamo il rischio di non trovare più insegnanti come accade altrove e in Italia per alcuni insegnamenti?
La Gilda degli Insegnanti è da sempre in prima linea per quanto concerne i diritti dei docenti precari e nella denuncia dell’abuso fatto dallo stato italiano Non è stato un caso, infatti, che la Gilda era una delle 2 organizzazioni sindacali a rappresentare i precari presso la corte di giustizia europea che nel novembre 2014 ha portato alla prima sentenza di condanna per l’abuso dei contratti a termine. La risposta che venne data allora, fu il piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107. È risultato chiaro a tutti che tale risposta è stata insufficiente al punto che il fenomeno del precariato ha continuato ad aumentare a dismisura con la conseguenza che, poche settimane fa, il Consiglio Europeo ha aperto una formale procedura di infrazione con ulteriore denuncia dello Stato italiano, presso la corte di giustizia europea, per non aver adempiuto a omogeneizzare le norme italiane rispetto a quelle europee in relazione alla reiterazione dei contratti a termine. Riguardo alla seconda puntata del concorso PNRR, riteniamo che non solo non contribuirà a migliorare la situazione, ma si tratta anche di una sorta di concorso beffa in quanto il bando non prevede posti aggiuntivi rispetto a quelli esistenti, ma di 20.000 circa accantonati e non assegnati nella prima tornata PNRR che verranno messi a disposizione degli stessi docenti che hanno superato il concorso 3 mesi fa e che dovranno rifare la stessa prova che hanno già superato. Negli ultimi 15/20 anni, da quando le graduatorie permanenti e le SSIS sono state soppresse, il sistema di reclutamento italiano ha subito una decina di modifiche. Alcuni concorsi erano prima abilitanti, poi la partecipazione ai concorsi è stata permessa ai soli abilitati, per poi tornare nel 2020 ai concorsi con abilitazione per finire all’attuale sistema PNRR con il pasticcio di un concorso che precede un’abilitazione da prendere a pagamento. Oggi si dice che è l’Europa che ci ha imposto questo sistema di reclutamento, ma non è propriamente vero. L’Europa ha accettato il piano di assunzioni e del nuovo sistema per le abilitazioni presentato un paio di anni fa dal ministro Bianchi e ne paghiamo le conseguenze.Il tutto però è risultato essere il frutto di veti incrociati da parte delle varie forze politiche presenti in parlamento che non sono riuscite ad individuare una proposta basata sulle reali esigenze della nostra scuola e hanno prodotto questo pasticcio che avete giustamente definito corsa ad ostacoli. La Gilda non può sostenere un sistema del genere per il semplice fatto che non funziona e farà danni anche da un punto di vista qualitativo.Noi siamo per una semplificazione delle procedure e per la trasparenza assoluta per quanto riguarda gli esiti concorsuali.Non ha senso che le graduatorie degli idonei del concorso PNRR non siano note a nessuno.Siamo convinti che sia necessario tornare ad un reale doppio canale (le GAE sono quasi tutte esaurite) con il 50% dei posti assegnati ad un concorso ordinario aperto a tutti ed un restante 50% da destinare a chi si è abilitato, specializzato o è risultato idoneo ad un precedente concorso ordinario.Vista la situazione attuale, in risposta alla procedura di infrazione europea, sarebbe anche opportuno utilizzare in una fase transitoria, oltre alle graduatorie degli idonei del concorso 2020 e concorsi PNR, le prime fasce GPS anche per posti comuni oltre a quelli di sostegno. Ad un patto però, che le procedure abilitanti o di specializzazione siano serie e professionali. La scuola non può permettersi la compravendita di titoli (Italia o esteri) cui stiamo assistendo da anni.Non è concepibile, inoltre, che il sistema attuale PNRR preveda che l’abilitazione sia a carico dei docenti stessi. Sintetizzando si può dire che i docenti debbano pagare per continuare a lavorareIn nessun altro ambito lavorativo ciò accade. È una vergogna che deve essere fermata.
Ci può fornire un quadro di sintesi della scuola in questi due ultimi decenni con l’avvento dell’autonomia e della dirigenza scolastica rinforzate entrambe dalla legge 107/2015?
La Gilda degli Insegnanti ha aderito al comitato referendario contro l’autonomia differenziata.
Ritengo che lo abbia fatto più coerentemente di altre organizzazioni sindacali in quanto vediamo nell’autonomia differenziata molte analogie con l’autonomia scolastica. Noi, fin da subito, abbiamo denunciato i rischi che l’autonomia scolastica, così come è stata pensata, avrebbe portato in termini di dequalificazione del sistema scolastico.
Oggi siamo arrivati ad un punto che io definisco anarchia scolastica in quanto siamo di fronte a 8.000 istituzioni scolastiche, in competizione tra di loro, con orari, organizzazioni e metodologie diverse al punto che in molti casi riteniamo sia compromesso il diritto allo studio.
L’autonomia scolastica rafforzata dalle norme che da essa derivano ha portato ad un’aziendalizzazione della scuola che è diventata una sorta di supermercato dove ogni scuola cerca di mettere in mostra una serie di attività accattivanti a scapito di quello che dovrebbe essere il suo vero scopo.
A dimostrazione di ciò basta vedere i contratti di istituto dove, per contratto, si dovrebbe retribuire prioritariamente l’attività didattica dei docenti valorizzando il lavoro d’aula. Al contrario, la maggior parte delle risorse serve a mantenere in piedi un’organizzazione di supporto al dirigente scolastico che è diventata una figura lontanissima da quello che erano i presidi di una volta.
Siamo consapevoli che eliminare una norma consolidata, quale l’autonomia scolastica, non sia semplice, ma noi continueremo a farlo a cominciare dal contrastare il tentativo di introdurre istituzionalmente la figura di middle management che consideriamo un ulteriore passo peggiorativo nell’aziendalizzare ulteriormente la scuola statale italiana.
Rinnovo contrattuale 22/24, il personale della scuola ha avuto già un anticipo nel dicembre 2023 e da gennaio 2024 sta percependo la vacanza contrattuale che sarà poi riassorbita nell’aumento contrattuale, in fin dei conti le retribuzioni al netto aumenteranno di poche decine di euro, siamo veramente molto al di sotto dell’inflazione reale. Continua la compressione delle retribuzioni dei docenti a fronte di sempre maggiori carichi di lavoro, la maggior parte di tipo burocratico. La nuova legge di bilancio pare che non abbia destinato nuove risorse per il rinnovo dei contratti pubblici in scadenza. La Flc Cgil ha già dichiarato uno sciopero del personale della scuola il prossimo 31 ottobre.
Qual è la posizione del suo sindacato sul rinnovo del contratto 22/24 e sul fatto che l’Aran potrebbe portare sul tavolo retribuzioni differenziate per il cosiddetto middle management?
In questi giorni il governo ha predisposto il testo del DL sul bilancio 2025 . Da varie voci di stampa risulta che dovrebbero esserci delle risorse sia per il contratto 2022/24 che per il biennio successivo 2025/27.
Ovviamente staremo a vedere se queste voci sono confermate e, soprattutto di verificare la consistenza delle risorse disponibili.
Per quanto riguarda il biennio 2022/24, contratto ormai scaduto, la base di partenza non può che essere l’inflazione reale del biennio.
Lo scorso anno il Governo aveva già riconosciuto un’indennità di vacanza contrattuale pari a quasi il 5%, verificheremo se le risorse previste nella legge di bilancio saranno sufficienti a colmare il gap con l’inflazione e agiremo di conseguenza. Sottolineiamo però che se anche così fosse, non si potrebbe comunque parlare di un vero aumento stipendiale, recuperare l’inflazione significa semplicemente rincorrere il potere d’acquisto perso in questi ultimi anni, non aumentare realmente il proprio reddito.
Con il meccanismo attuale per la stipula dei contratti nel pubblico impiego, non riusciremo mai a raggiungere gli stipendi europei che rimangono un miraggio.
Solo con un contratto separato dei docenti al di fuori del meccanismo del pubblico impiego si può cercare di avere un vero riconoscimento della professione docente.
Con le regole attuali l’unico strumento per avere risorse aggiuntive oltre a quelle stanziate per il pubblico impiego, consiste nell’utilizzare la RPD (Retribuzione Professionale Docente) ed è lì che cercheremo di far confluire tutte le risorse extra possibili.
Cosa pensa della norma che prevede, per le organizzazioni rappresentative ma non firmatarie del CCNL, non solo l’esclusione dalle contrattazioni successive ma anche da tutte le relazioni sindacali, ivi compresa l’informativa sindacale su alcune materie non contrattualizzate come il reclutamento e le supplenze?
In passato anche la Gilda è stata tagliata fuori dai tavoli contrattuali per non aver sottoscritto il CCNL, quindi abbiamo subito sulla nostra pelle le conseguenze di tale scelta.
Lo abbiamo detto allora e lo ribadiamo adesso, riteniamo che tale norma sia ingiusta e che andrebbe comunque riconosciuto ad un’organizzazione sindacale rappresentativa il diritto ad avere, almeno, tutta l’informativa relativa alle politiche scolastiche.
Non è un caso che la Gilda non ha sottoscritto nessuna iniziativa legale atta ad escludere dai tavoli contrattuali la UIL.
Prof. Castellano, la Gilda, che iscrive solo i docenti, porta avanti da decenni alcune proposte che non troviamo nelle piattaforme degli altri sindacati della scuola, la prima è quella dell’area contrattuale autonoma della docenza di cui ha parlato prima che è propria della Gilda delle origini, quella fondata da Sandro Gigliotti alla fine degli anni Ottanta , a cui si sono aggiunte in seguito altre due proposte in controtendenza cioè quella del preside elettivo e del consiglio superiore della docenza che parrebbe mutuato dalla magistratura. Le può illustrare brevemente per i nostri lettori e le giudica ancora attuali?
Ha detto bene, il nostro statuto prevede espressamente che i dirigenti scolastici non si possano iscrivere alla Gilda degli Insegnanti e ci vantiamo di essere gli unici a procedere in tal senso.
Riteniamo infatti che, seppur in presenza di un dirigente illuminato, i poteri e le funzioni che competono alla figura del dirigente ne fanno una nostra controparte.
E’ vero che siamo tutti sulla stessa barca, ma è altrettanto vero che su di una barca non tutti hanno le stesse mansioni. Riguardo alle altre nostre storiche rivendicazioni contrattuali, ribadiamo la nostra convinzione che si tratta di richieste che davvero contribuirebbero a valorizzare la figura del docente restituendo loro una dignità che è sempre più andata a scemare nel corso degli anni.
Dell’area separata ho già accennato precedentemente, ma ribadisco che si tratta dell’unico modo per poter riconoscere ai docenti quello che tutte le forze politiche, a parole, dicono di voler fare, cioè di dar loro uno stipendio adeguato e conforme alla loro figura sociale.
Il preside elettivo è una figura già presente in altri paesi europei e nei vari atenei italiani.
Si tratta di un docente che viene periodicamente eletto dal Collegio dei docenti cui vengono affidati temporaneamente compiti di coordinamento della didattica. A nostro parere questa figura sgraverebbe un dirigente scolastico con compiti amministrativi ed organizzativi e contribuirebbe sicuramente ad un miglioramento qualitativo della didattica.
Detto in parole semplici la nostra proposta consiste nell’affiancare un “preside” eletto, quindi riconosciuto valido dal Collegio dei docenti, alla figura di un dirigente scolastico che potrebbe lavorare più serenamente a tutta la parte amministrativa e organizzativa.
Per quanto riguarda la proposta di istituire un Consiglio Superiore della Docenza, si tratta di un organo già presente nella Magistratura e che potrebbe dare voce in modo autorevole alla categoria docenti.
Aggiungiamo inoltre che tale Consiglio della Docenza, metterebbe fine ad un’anomalia esistente solo nel mondo della scuola dove il dirigente scolastico, nel caso di una sanzione disciplinare, assume contemporaneamente sia la figura del pubblico ministero che quella del giudice.
Questa situazione è veramente inammissibile.
Siamo consapevoli che si tratta di proposte che cerchiamo di portare avanti da anni da soli contrastati non solo dall’amministrazione, ma anche da tutte le altre Organizzazioni Sindacali, ma siamo convinti della bontà di queste proposte e continueremo ad inserirle nelle nostre piattaforme contrattuali forti anche dal fatto che tutti i sondaggi che abbiamo commissionato negli ultimi anni hanno evidenziato che una grande maggioranza dei colleghi le ritiene condivisibili.