In un mondo ideale, ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di crescere, imparare e sentirsi parte di una comunità inclusiva. Tuttavia, la realtà che molte famiglie si trovano ad affrontare è ben diversa. La vicenda della famiglia P. e quella di Yana, una giovane ragazza tetraplegica e con deficit cognitivo, mettono in luce una situazione inaccettabile che richiede una riflessione profonda e un’azione immediata.
Fin dal mese di ottobre, la famiglia P. ha cercato supporto per garantire a Tommy, un ragazzo con disabilità grave, un accesso dignitoso all’istruzione. Dopo aver contattato il Servizio orientamento scolastico del Comune, sono stati forniti tre nomi di scuole. Tuttavia, la risposta è stata un susseguirsi di rifiuti, che evidenziano una mancanza di volontà e di preparazione nell’accogliere studenti con esigenze speciali. La frase “Non abbiamo il personale” riecheggia come un mantra di esclusione, mentre l’idea che le scuole possano scegliere i propri alunni sembra una negazione del principio fondamentale di uguaglianza.
Il caso di Yana, che ha trovato come unica accoglienza una scuola di danza nonostante le sue condizioni, è emblematico. È un triste promemoria di quanto la società, e in particolare il sistema scolastico, possa fallire nel suo dovere di inclusione. Una giovane ragazza, piena di potenzialità, relegata a un angolo perché non ci sono spazi adatti a lei nelle istituzioni educative. La sua storia rappresenta non solo una battaglia per il diritto all’istruzione, ma una richiesta di dignità e di rispetto.
La serie di rifiuti, le scuse e le giustificazioni delle scuole non possono più essere tollerate. È fondamentale che chi ricopre ruoli di responsabilità nelle istituzioni scolastiche comprenda che, se non sono in grado di includere, non sono nemmeno degni di appartenere a un’istituzione sacra quale è quella della scuola. La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma un ambiente in cui si costruisce la società del futuro. Escludere significa negare la possibilità di crescita e di arricchimento per tutti.
Il nodo dell’età poi diventa cruciale. Cosa accade ai ragazzi con disabilità dopo i 14 anni? La risposta è spesso tragica: molti restano a casa, altri vengono relegati in centri diurni, dove la socializzazione e la crescita personale vengono completamente trascurate. La mancanza di opzioni per l’istruzione secondaria è un problema serio che non può più essere ignorato. È inaccettabile che la società abbandoni i propri giovani, privandoli di opportunità e speranza.
Oggi, più che mai, è necessario unire le forze. Le famiglie, le scuole, le istituzioni e la società civile devono collaborare per trovare soluzioni concrete e sostenibili. Dobbiamo chiedere a gran voce un cambiamento, affinché ogni bambino, indipendentemente dalle proprie difficoltà, possa trovare un posto in una scuola che lo accoglie e lo valorizza. L’inclusione non è un optional, è un diritto.
Uniti per INDIRE è Solidale
In questo contesto, l’iniziativa “Uniti per INDIRE” si erge come un faro di speranza. Questo movimento non è solo un appello alla solidarietà, ma un invito a costruire una rete di supporto, dove ogni voce conta e ogni azione ha il potere di generare cambiamenti significativi. È un richiamo a tutte le parti coinvolte – insegnanti, dirigenti scolastici, famiglie e comunità – affinché si uniscano in un fronte comune per garantire il diritto all’istruzione a tutti i bambini, senza eccezioni.
La solidarietà non deve essere un concetto astratto, ma una pratica concreta. “Uniti per INDIRE” rappresenta la volontà di lottare per un sistema educativo che abbraccia la diversità e promuove l’inclusione. È un progetto che sottolinea l’importanza di creare ambienti scolastici in cui ogni individuo possa esprimere il proprio potenziale, contribuendo così a una società più equa e giusta.
In conclusione, facciamo un passo avanti insieme. Riconosciamo la sacralità dell’istruzione e lavoriamo affinché ogni alunno, come Yana e Tommy, possa sentirsi parte di un mondo che non fa distinzioni. È tempo di agire, è tempo di includere. Uniti, possiamo fare la differenza.
Uniti, non solo per INDIRE, ma per una Scuola migliore.
Daniela Nicolò
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