Il comparto scuola si è sempre battuto per ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali, come il buono pasto per il personale ATA. Nonostante questa battaglia sia stata portata avanti da anni, ad oggi permane una evidente ingiustizia che discrimina gli addetti alla scuola rispetto ad altre categorie di dipendenti pubblici.
A sottolinearlo è Aldo Mucci, rappresentante sindacale, che in una lettera inviata al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) il 21 marzo 2024, ha chiesto a gran voce il superamento di questa disparità di trattamento.
“Il buono pasto rappresenta un eclatante ingiustizia per il comparto scuola”, scrive Mucci, “a differenza del personale di tutte le Qualifiche delle Aree dei Comparti delle Amministrazioni Statali, Nazionali, Regionali e Periferiche, Enti Pubblici Territoriali ed Istituzionali per i quali esiste da tempo il riconoscimento”.
Il buono pasto, infatti, rappresenta un’agevolazione di carattere assistenziale nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, finalizzata a garantire il benessere psicofisico dei dipendenti quando l’orario giornaliero supera le sei ore. Tuttavia, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto scuola “illegittimamente non contempla il diritto fondamentale a un pasto garantito”.
Una situazione paradossale, se si considera che il personale docente e tecnico-amministrativo delle università gode di questo beneficio, così come avviene nella Provincia di Trento e Bolzano, dove i buoni pasto sono riconosciuti sia per i docenti che per il personale ATA.
“La nota del sindacato termina con la richiesta di uno spiraglio di democrazia per il personale della scuola”, conclude Mucci, “poiché il diritto al pasto non è solo un bisogno, ma un diritto di coloro che lavorano per il bene della società e nel rispetto della legalità”.
Una battaglia di civiltà, dunque, per ottenere il giusto riconoscimento di un diritto fondamentale, che auspichiamo possa trovare presto una soluzione positiva.
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