Il governo ha deciso di porre fine ad una misura che per anni ha aiutato milioni di lavoratori a basso reddito: stiamo parlando del cosiddetto “Bonus Renzi” o “trattamento integrativo” da 80 a 100 euro mensili. Introdotto nel 2014 come misura temporanea e poi stabilizzato, questo bonus verrà definitivamente abolito a partire dal 2023.
Ma di cosa si trattava esattamente e quali saranno le implicazioni di questa decisione?
Il Bonus Renzi consisteva in un importo aggiuntivo riconosciuto tramite detrazioni fiscali ai lavoratori dipendenti con reddito annuo non superiore ai 15.000 euro. Per chi dichiarava tra 15.000 e 28.000 euro, spettava solo se l’imposta lorda superava le detrazioni.
Il governo ha deciso di cancellarlo probabilmente per redistribuire le risorse altrove, ma per molti a basso reddito rappresentava un aiuto concreto. Rimarrà la possibilità di richiederlo in pensione se maturato nel 2023 se si era ancora in servizio.
L’abolizione solleva dubbi sulle future politiche di sostegno. È lecito aspettarsi nuove forme di welfare che colmino il gap, ma sarà fondamentale monitorarne gli effetti per non lasciare indietro chi ne ha beneficiato di più.
Il Bonus Renzi ha avuto un discreto impatto. Ora spetta al governo proporre soluzioni efficaci per garantire un adeguato supporto economico a chi guadagna di meno. Un banco di prova cruciale per le future politiche a sostegno del lavoro in Italia.
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